Un fratello pronto a entrare nell'Isis. Una denuncia ai carabinieri per fermare le sue derive terroristiche. E poi la "punizione" della comunità islamica, che l'ha escluso, messo all'angolo, evitato. È la storia di un marocchino abitante a Padova, Fouad Bamaarouf. Di lavoro fa l'operaio e ha raccontato la sua storia al Corriere.
Il fratello Adil si era avvicinato all'Isis. E per questo lo ha denunciato ai carabinieri. Era convinto di aver fatto la scelta giusta, ma ora soffre. La comunità islamica di Monselice (Padova), infatti, lo ha messo da parte. "Da quel giorno gli arabi mi guardano male, non mi saluta più nessuno e mi arrivano telefonate anonime. Esco di casa solo per andare al lavoro e per fare la spesa... mi sto chiedendo se ho sbagliato a dire quelle cose ai carabinieri". "Mio fratello - racconta sempre al Corriere - non stava più bene in Italia e aveva preso una brutta strada. Io avevo la sua responsabilità e non volevo che diventasse un terrorista anche se non lo è mai stato e forse non lo sarebbe mai diventato perché magari era solo un brutto periodo e poi l’ho fatto per salvare Adil, ma gli arabi mi guardano male e ricevo telefonate anonime".
Ora Fouad deve pagare le spese legali in Marocco per il fratello, quelle mediche per la madre. Ma quello che lo copisce di più è il fatto che i suoi stessi "fratelli" nella fede islamica lo abbiano abbandonato.
Che fine ha fatto l'islam moderato che prende le distanze dai terroristi? "È il colmo - dice il sindaco di Monselice, Francesco Lunghi - tutti invocano una presa di posizione dell’Islam moderato nei confronti di quello estremista e quando uno ha il coraggio di farlo viene emarginato. Indagherò su questa vicenda e invito il signor Bamaarouf, che so essere brava persona, a venire da me a raccontare i suoi problemi"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.