Se il reddito di cittadinanza fa discutere, altrettanto si può dire del suo realizzatore Domenico "Mimmo" Parisi, ed il perché si evince molto chiaramente dal contenuto della sua intervista rilasciata al "Corriere".
Professore di Demografia e Statistica dell’Università statale del Mississippi, il 54enne originario di Ostuni, ma americano d'adozione, fu scelto direttamente dall'allora vicepremier Luigi Di Maio per rendere concreto quello che era il progetto più ambito dal Movimento CinqueStelle. Messo alla guida dell'Agenzia nazionale politiche attive lavoro (Anpal), fu lui ad ideare la professione del navigator, figura necessaria per aiutare i percettori del reddito di cittadinanza a trovare un lavoro. Inutile rimarcare ancora una volta come poi sia andata a finire. Poco utili fin dall'inzio, anche a causa di problemi con le banche dati, questi nuovi professionisti assunti con contratto di co.co.co. hanno continuato a percepire uno stipendio che si aggira intorno ai 1.700 euro anche in piena crisi sanitaria, con tanto di possibilità di accedere addirittura ai 600 euro di bonus messi a disposizione dal governo per l'emergenza Coronavirus. Inattuabile per loro l'opzione smart working: la app che avrebbero dovuto impiegare, costata 25milioni di euro, non è mai entrata in funzione.
Ce ne sarebbe abbastanza, forse, per parlare di dimissioni, ma Mimmo Parisi non perde la sua verve ("Dimettermi? Siete pazzi?"), nonostante le pesanti accuse arrivate dalla direttrice genarale di Anpal Paola Nicastro, da un altro dirigente, e dalla commissione lavoro della Conferenza delle Regioni. In ballo ci sono oltre 160mila euro di spese personali rimborsate dall’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro ma non ancora rendicontate. Si parla di 3mila euro di spese pasto, 5mila per spostamenti entro i confini italiani, 32mila per un appartamento in zona Parioli, 55mila euro per il noleggio di un'autovettura con tanto di autista, fino ad arrivare ai 71mila euro per i viaggi aerei Roma-Mississippi, ovviamente in business class.
Parisi, tuttavia, pare sentirsi con la coscienza a posto. Nel corso della sua intervista al "Corriere", quando gli è stato posto il problema delle sue spese, ha risposto: "Io spendo quello che mi spetta!".
Le raccomandazioni di Luigi Di Maio, che invitava alla moderazione, sono valse a ben poco. "Luigi può dire ciò che vuole", ha infatti commentato Parisi. "Io mica posso andare al lavoro a piedi". E "mica" può usare un'auto economica: per affittare la sua vettura, infatti, sono stati spesi in totale ben 55mila euro. "E allora? Il mio predecessore spendeva la stessa cifra. In più, era scortato. Io pure avrei potuto pretendere la scorta, ma ho rinunciato".
Il Cowboy (altro suo soprannome) ha la risposta pronta anche per spiegare i costosi viaggi aerei. "Mia moglie vive negli Usa, questo Di Maio lo sapeva. Mica posso separarmi", ha dichiarato. "Comunque: per rotte sopra le 5 ore, la legge è chiara, ho diritto alla business class. È un mio diritto, punto".
Parisi, del resto, non ha alcuna esitazione a parlare dello stipendio percepito, "circa 160 mila euro l’anno", e del suo tentativo di alzarlo a 240mila: "Con Di Maio erano questi i patti. Gli dissi: amico mio, io lascio la cattedra di una università prestigiosa, e non posso rimetterci. Me li date 240 mila euro? Mi rispose che non c’erano problemi. Invece poi lo stipendio è stato molto più basso. Però okay, dai, non fa niente".
Intanto nessuna notizia in merito alla app che
avrebbe dovuto essere impiegata dai navigator e dai beneficiari del reddito di cittadinanza. "Tutti mi bloccano. Il prototipo della App è pronto. Ma non mi fanno lavorare", si è giustificato il capo di Anpal.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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