Cronache

All'università di Pisa arrivano i bagni neutri. E scoppia la polemica

Il politicamente corretto arriva fino alle toilette. Ora si vuole eliminare la suddivisione tra uomini e donne. Lo scontro all'università di Pisa

All'università di Pisa arrivano i bagni neutri. E scoppia la polemica

Hanno tolto il saluto cordiale ed educato a bordo degli aerei. Non bastava la schwa, non bastava l'asterisco, ora all'università ci sono anche i bagni gender free. L'idea è dell'università di Pisa, dopo le pressioni subite dal collettivo rosso Sinistra per, che per mesi ha chiesto all'ateneo di mappare le palazzine dell'università per creare bagni neutri. Gli edifici sono in totale settanta e sono stati tutti mappati e, per rimarcare ulteriormente la strada intrapresa, sulle porte dei bagni sono stati affissi dei manifesti che rimarcano l'iniziativa. La priorità dell'ateneo ora sembra questa ma, come lamentano molti studenti, le criticità sono in realtà numerose all'università di Pisa.

"Questo è un bagno neutro. A casa tua i bagni sono divisi per genere?", si legge a caratteri cubitali. Ora, paragonare un ateneo e la mole di persone che lo frequentano con i servizi di un'abitazione è quanto meno pretestuoso, soprattutto considerando il fatto che la pulizia dei bagni, molto spesso, lascia alquanto desiderare all'interno di edifici con un'affluenza così elevata. Nei manifesti si legge addirittura che "dividere i bagni per uomo e donna è violenza di genere". Sulle porte utilizzate come pannelli d'affissione sono spariti i simboli che indicano "uomo" e "donna" e la provocazione del collettivo pare abbia fatto centro.

La spinta del politicamente corretto è arrivata fino a questo punto e, anche se l'intento dichiarato è quello di non discriminare gli studenti transessuali e in fase di transizione, definire violenza una siddivisione nata per cause igieniche è quasi ridicolo. e per questo motivo d'ora in poi ogni edificio avrà un bagno genderless. Il traguardo per il raggiungimento di tale obiettivo è il prossimo giugno.

Intanto il collettivo continua a spingere in questa direzione, anche se la parola definitiva spetterà al Senato accademico, che tuttavia sembra essere orientato all'accogliemto. D'altronde, l'università di Pisa è stata anche delle prime ad adottare la carriera alias per gli studenti trans già nel 2007. "Abbiamo mappato sia i bagni singoli che quelli collettivi. Per i singoli la scelta può essere quella di eliminare qualsiasi etichetta mantenendo solo quella generica che indichi la presenza del wc. Per quelli collettivi l'opzione è togliere ogni simbolo oppure lasciare tra le varie cabine almeno una porta neutra", ha dichiarato il professor Arturo Marzano, delegato per Gender studies and equal opportunities.

Ma, com se non bastasse l'eliminazione di genere, il professore propone addirittura l'adozione di "un simbolo politicamente impegnato, un mix di maschile e femminile". Tra chi caldeggia l'iniziativa c'è anche chi, invece, la reputa non prioritaria in questo momento. "Anziché preoccuparsi delle strutture carenti, della rimozione di ogni spazio studentesco condiviso e della difficile situazione di un'Università che non riesce a gestire la pandemia in modo coerente, l'Ateneo pisano preferisce abbandonarsi alla deriva della società aperta e del modernismo desertificante", lamentano da Azione universitaria.

Nelle ore precedenti anche Matteo Salvini si è espresso sulla questione: "Eh già, per gli studenti universitari (a Pisa e in tutta Italia) avere una mappatura dei bagni per avere dei servizi “gender free”, senza simboli di uomo e donna, era proprio una priorità.

Ridicoli".

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