Cronache

Documenti falsi ai jihadisti: caccia al complice dell'algerino

Djamal Eddine Ouali arrestato ieri pomeriggio a Bellizzi (Salerno). Ha fornito passaporti falsi alle cellule che hanno colpito Parigi e Bruxelles. Adesso si cerca di smantellare la rete italiana dei terroristi islamici

Documenti falsi ai jihadisti: caccia al complice dell'algerino

La rete della cellula che ha colpito a Parigi e a Bruxelles porta dritto in Italia. Ieri sera a Bellizzi, nel Salernitano, è stato arrestato Djamal Eddine Ouali. Per lui l'accusa è di aver partecipato all'organizzazione criminale che produceva documenti falsi utilizzati anche da alcuni terroristi implicati nelle stragi di Parigi e Bruxelles. Adesso, però, la polizia sta cercando una seconda persona, un complice che avrebbe accompagnato di recente il 40enne algerino. Le indagini sono partite tre giorni fa, dopo la richiesta presentata dal nordafricano alla questura di Salerno di un permesso di soggiorno.

I documenti falsi utilizzati da alcuni dei terroristi che hanno pianificato e realizzato gli attentati di Parigi del 13 novembre e la strage all'aeroporto e nella metropolitana di Bruxelles del 22 marzo, sarebbero stati forniti da un'organizzazione della quale faceva parte un algerino residente in Italia. Il collegamento tra gli attacchi al cuore dell'Europa e l'Italia è appunto Djamal Eddine Ouali. "Il suo nome - spiegano gli investigatori - era venuto fuori nel corso di una perquisizione effettuata in un covo di falsari a Saint-Gilles, un sobborgo di Bruxelles, ad ottobre del 2015, dunque qualche settimana prima delle stragi di Parigi". In quell'occasione i poliziotti avevano trovato e sequestrato un migliaio di immagini digitalizzate, tutte riferibili a falsi documenti d'indentità. Secondo le autorità, dunque, Ouali faceva parte di una rete che, su larga scala, realizzava documenti falsi per terroristi e soggetti che volevano uscire ed entrare dall'Europa senza rischiare di essere intercettati ai controlli.

Tra le centinaia di falsi documenti trovati nel covo, ce ne erano tre che sono stati utilizzati da altrettanti terroristi che hanno partecipato ai due attentati. Uno di questi, intestato a Yassine Baghli, nato il 29 settembre del 1989, è stato utilizzato dal decimo terrorista della cellula che ha colpito Parigi, quello che avrebbe dovuto farsi saltare in aria allo Stade de France e che all'ultimo si è tirato indietro. È stato arrestato dieci giorni fa proprio a Bruxelles. Il suo vero nome è Abdeslam Salam. Il secondo documento, intestato a Samir Bouzid, nato l'8 luglio del 1977, è stato invece utilizzato da Mohamed Belkaid, l'uomo ucciso dalle forze speciali belghe durante il blitz del 15 marzo scorso nell'appartamento di rue de Dries a Forest dove si nascondeva proprio Salah. L'ultimo falso documento d'identità, infine, intestato a Soufiane Kayal, nato il 28 agosto 1988, sarebbe servito a Najim Laachroui, uno dei due kamikaze che si è fatto saltare in aria martedì scorso all'aeroporto di Zaventen.

Djamal Eddine Ouali

Il collegamento con l'Italia è emerso quando l'algerino si è rivolto alla questura di Salerno per chiedere il permesso di soggiorno. I controlli effettuati dalla polizia hanno, infatti, consentito di scoprire che un soggetto omonimo di quello che aveva presentato la richiesta era ricercato dal Belgio. Venerdì sera, grazie all'Interpol, le autorità italiane hanno inviato ai colleghi belgi la foto dell'algerino che aveva presentato la richiesta di soggiorno e questi hanno confermato che si trattava proprio del soggetto che stavano cercando. Immediatamente sono scattate le ricerche: gli uomini della Digos di Roma e di Salerno, quelli dell'Antiterrorismo e della Polizia Scientifica, si sono messi alla caccia di Ouali, che è stato rintracciato e arrestato ieri, nel tardo pomeriggio, mentre camminava lungo una strada a Bellizzi.

Il lavoro degli investigatori ora prosegue. Bisognerà ricostruire i motivi della presenza di Ouali in Italia, capire con chi è entrato in contatto, verificare la presenza nel nostro paese di altri appartenenti all'organizzazione.

La caccia al complice è già scattata.

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