Politica

Le donne radical ora combattono all'anagrafe

La criticano pure per il cognome del marito

Le donne radical ora combattono all'anagrafe

Non stupisce che i «bulli dei quartieri chic» corchino mediaticamente la neo presidente del Senato Elisabetta Casellati: lei è una «vestale legale del berlusconismo più conservatore e anti procure», «genere adorante il Cavaliere Capo», robaccia per cui i grillini avrebbero dovuto «chiamare l'esorciccio»; mentre loro (la giornalista-scrittrice Denise Pardo e L'Espresso tutto) sono gli implacabili fustigatori della Razza Cafona che solo una legge elettorale folle come il Rosatellum poteva far accomodare sulle poltrone della nostra politica. Ed è perfino rassicurante che i suddetti fustigatori la rimenino col «bunga bunga», le olgettine e la nipote di Mubarak, perché ci fa capire che nella vita possiamo continuare a contare sulle stesse cose. Sulle stesse certezze intellettuali della sinistra che a sua volta può sempre contare sugli stessi nemici e sugli stessi tormentoni per abbatterli. Quello che invece abbiamo trovato davvero innovativo, nella rubrica della Pardo del primo aprile (no, nulla di imputabile alla data purtroppo) è il femminismo doppiopesista. La solidarietà di genere a intermittenza. Per cui che schifo «l'italoforzuta» Casellati (che secondo il commento del settimanale ha anche la colpa di usare il cognome del marito «come nel Pleistocene le signore dabbene a Rovigo»); che schifo Kerry Kennedy, figlia di Bob e inspiegabilmente moglie (per quanto ormai ex, ma a un certo punto della sua vita moglie in carica) di quel muscolare cialtrone di Andrew Cuomo (governatore di New York); e che schifo perfino Hillary-Clinton-e-diciamo-Hillary. Per la signora Pardo va bene solo Cynthia Nixon: newyorkese, ultrà democratica, attrice eroina dell'eversivo telefilm Sex and the City, da tempo impegnata nella lotta per i diritti della comunità Lgbt, madre di due figli avuti da un primo marito e di un altro avuto da una prima (seconda) moglie. Alla Pardo piace la Nixon perché ha una «vita personale molto contemporanea». Altro che queste sciure agguantacognomi come la Casellati, o Daniela Santanchè che ancora usa quello dell'ex, o Letizia Moratti che chissà perché si presenta come Moratti... Perché piuttosto che no la battaglia della sinistra è disposta a spostarsi anche all'anagrafe pur di continuare ad arrampicarsi sui vetri dell'onestà intellettuale. Bisogna essere contemporanee come la Nixon, innovativi come Sex and the City per abbattere il tutto sommato conformista machismo del bunga bunga. E così, in un cortocircuito logico, in una giostra di senso, in un «calcio in culo» di buon gusto, vien fuori che per essere femmine gradite alla sinistra tocca essere maschi. Non importa esserlo dalla nascita, purché lo si sia oggi. Per sposarsi e fare figli con altre donne, usare di conseguenza il proprio cognome di nascita (non c'è tecnicamente un marito a cui scipparlo), essere le protagoniste di telefilm pieni zeppi di sesso occasionale, scarpe costosissime, quartieri alti (ciò che sta fuori da Manhattan per Carrie, Miranda & C. non esiste) e attacchi di bulimia notturni. Di-vi-no.

Allora ditelo che basta così poco, per sdoganarsi a sinistra: per noi l'insolito, grazie.

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