Politica

Le donne di sinistra che odiano le donne

Invocano parità e solidarietà, ma sono pronte a demolire chi non la pensa come loro

Le donne di sinistra che odiano le donne

Eccoli, i danni di alcune donne nei confronti di altre donne. Da sinistra verso destra. Perché soprattutto in questa direzione è concessa la «licenza di uccidere», dialetticamente e metaforicamente si intende, i personaggi dello stesso sesso ma dello schieramento politico opposto. E così, nella ricorrenza dell'8 marzo, da sinistra verso destra, non si contano le aggressioni sguaiate, gli sfottò ai limiti del bullismo. Sempre in questo senso di marcia parte la caccia alla donna non allineata, all'anomalia, alla voce stonata. Addio al femminismo, bando anche alla cara vecchia solidarietà femminile. In uno schema secondo cui gli avversari politici uomini sono da colpire, ma le donne che la pensano diversamente devono essere fiaccate, umiliate, aggredite. I bersagli di certa sinistra non cambiano. Da Mara Carfagna a Giorgia Meloni, lo spartito è collaudato.

L'ultimo bersaglio della Lucarelli: la Palombelli

Evidentemente non basta essere chiamata «Vacca» o «Scrofa» per ottenere la solidarietà di Selvaggia Lucarelli (nella foto). Ne sa qualcosa Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia. Dopo gli insulti che le sono piovuti addosso dal professore universitario Giovanni Gozzini sembrava che proprio tutti e tutte fossero d'accordo nel condannare l'accaduto, esprimendo di conseguenza solidarietà alla Meloni. Invece no. L'unanimità è una chimera per la donna di destra. La Lucarelli non se la sente di solidarizzare. «Non esprimerò alcuna solidarietà a Giorgia Meloni. E non la esprimerò nonostante mi faccia orrore il linguaggio del professore Giovanni Gozzini», ha scritto su Facebook la giornalista dopo aver appreso la notizia. E perché mai? Niente solidarietà a «chi ha fatto dell'intolleranza e della divisione il suo credo politico». Inconcepibile la solidarietà, se l'altra donna la pensa in modo diverso. Violenta anche la critica a Barbara Palombelli. La firma del Fatto ha definito «imbarazzante» il monologo sanremese della giornalista Mediaset in un articolo sul giornale online Tpi. Un lungo sfottò, non privo di attacchi personali e colpi bassi sferrati alla Palombelli.

Murgia, la scrittrice che detesta la destra "rosa"

Quando si tratta di alzare l'asticella dello scontro con le altre donne, nemmeno la scrittrice Michela Murgia (nella foto) ci va giù leggera. Nonostante sia una femminista in prima linea, autrice di un libro uscito proprio ieri, intitolato Stai Zitta, tutto a tema lotta al patriarcato e libertà delle donne. Sacrosanto. Eppure anche la Murgia ha individuato nell'unica donna leader di partito, Giorgia Meloni, un bersaglio perfetto. Così la leader di Fratelli d'Italia diventava autrice di «squadrismo mediatico» nel 2019 per le critiche alla direttrice artistica di un festival culturale de L'Aquila. E ancora, nello stesso anno, diceva: «La Meloni usa il crocifisso e il presepe come corpi contundenti». Con commenti sulla vita privata: «Questa è una donna che nella sua vita personale ha fatto delle scelte che certamente non sono congruenti con l'idea di famiglia cristiana». La Murgia nel 2014, dopo le elezioni regionali sarde, riusciva a offendere le donne del Pd sardo e Daniela Santanché nella stessa frase. Si diceva vittima di «livore e menzogne» da parte delle donne dem, colpevoli di «aver idolatrato la Santanchè solo perché mi attaccava in pubblico».

Venezi, il "direttore" mobbizzato dalle femministe

«Direttrice d'orchestra? No, chiamatemi direttore». È bastato poco per far scoppiare il pandemonio al Festival e fuori. Galeotta Beatrice Venezi (nella foto), che sul palco dell'Ariston ha specificato: «Per me quello che conta in realtà è il talento, la preparazione con cui si svolge un determinato lavoro, la posizione, il mestiere ha un nome preciso, e nel mio caso è quello di direttore d'orchestra». Frasi semplici, forse addirittura banali, seguite dall'ennesimo dibattito monstre sulle desinenze femminili. Parole che bastano a far percepire la Venezi come una voce fuori dal coro. Ed ecco le reazioni. La solita Lucarelli le ha ricordato che «da donna avrebbe pulito gli spartiti anni fa». Più soft all'inizio Laura Boldrini, che ha invitato il direttore d'orchestra a «non dimenticare i sacrifici delle donne». Salvo poi attaccare: «È un problema serio che dimostra poca autostima». Si butta nella canea la collega Gianna Fratta, che parla di «salto indietro di 50 anni» e di messaggio «pericoloso». Peccato che la stessa Fratta nel suo sito si definisca «direttore d'orchestra» e «direttore artistico» in un curriculum vitae facilmente reperibile sul web.

Insulti legati al fisico: la vera violenza della Argento

Ed ecco Asia Argento. Dal metoo al bodyshaming è un attimo. Paladina dei diritti delle donne, bulla contro una donna al tavolo del ristorante. Dottor Jekyll e Mister Hyde. Siamo nel 2017 e l'attrice immortala di nascosto Giorgia Meloni mentre mangia in un locale romano. Foto a tradimento pubblicata su Instagram, con tanto di commento che dovrebbe far rabbrividire e saltare sulla sedia qualsiasi femminista. Nel messaggio della Argento c'è tutto: odio politico e insulti sul fisico di una donna. «La schiena lardosa di una ricca e senza vergogna - scriveva la figlia di Dario Argento - Make Italy Great Again. Fascista sorpresa a brucare». Un compendio di intolleranza tradotto anche in inglese, per i followers stranieri: «Back fat of the rich and shameless - Make Italy great again - #fascist spotted grazing». Tanto per essere sicuri di fare arrivare il messaggio a ogni latitudine. Anche qui, dopo le proteste, il solito copione. Con le scuse rituali, il dietrofront fuori tempo massimo. «Il mio tweet è stato inappropriato. Non avrei dovuto farlo - si arrampicava sugli specchi, indipendentemente da idee personali o politiche, contro una donna. Chiedo scusa». Dall'Argento scuse di bronzo.

La Cristallo e le Sardine che vomitano cattiverie

Alessandra Caiulo non è soltanto una delle militanti più attive del gruppo delle Sardine del Salento. È soprattutto la portavoce del presidente del consiglio regionale della Puglia Loredana Capone, del Pd. Ed è anche una cantante di musica popolare pugliese, esperta di pizzica salentina. Caiulo è solo l'ultima della lista delle donne che, negli anni, hanno offeso gratuitamente Mara Carfagna, ministro per il Sud, storica esponente di Forza Italia. Caiulo il 12 febbraio scorso scivolava su Facebook. Questo il post di cattivissimo gusto: «Ma è brutto se dico che mi viene da vomitare al solo pensiero della Carfagna ministro del Sud?», si chiedeva in un messaggio in cui seguitava a insultare tutta la delegazione azzurra al governo. Poi arrivano le piroette e le scuse di rito. Il post viene cancellato. Intanto la star della notte della Taranta conserva il posto in consiglio regionale, a 5mila euro netti al mese. Di sardina in sardina, arriviamo a Jasmine Cristallo (nella foto), leader nazionale del gruppo insieme a Mattia Santori. Domenica la Cristallo in un'intervista ha detto che se la Meloni diventasse premier sceglierebbe «l'espatrio».

Ieri la precisazione: «Era solo una battuta».

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