Non ha certo perso tempo Carola Rackete nell’esprimere ufficialmente la propria soddisfazione per la sentenza con la quale, nelle scorse ore, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso contro la scarcerazione della capitana della Sea Watch 3, la nave dell’omonima Ong tedesca.
“La corte suprema italiana – ha scritto Carola Rackete sul suo profilo Twitter – Ha confermato che io non dovevo essere arrestata nello scorso mese di giugno per aver salvato vite. È una vittoria importante per tutti gli attivisti del salvataggio in mare”.
Il ricorso contro la sua scarcerazione, avvenuta lo scorso 2 luglio per mano del Gip del tribunale di Agrigento Alessandra Vella, era stato presentato nei giorni successivi dalla procura della città dei templi retta da Luigi Patronaggio.
Secondo i magistrati agrigentini, rilasciare Carola Rackete sarebbe stato un errore. La capitana della Sea Watch 3, in particolare, è stata accusata dagli inquirenti sia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sia per quanto accaduto all’imbocco del porto di Lampedusa lo scorso 29 giugno.
In quella serata, in particolare, con la Sea Watch 3 Carola Rackete ha voluto forzare il blocco imposto dalle autorità italiane andando a speronare una motovedetta della Guardia di Finanza. Arrestata e posta ai domiciliari, il 2 luglio è arrivato quindi il definitivo rilascio. La decisione della Cassazione delle scorse ore ha rappresentato l’ultima parola sul caso.
“Nessuno deve essere perseguitato solo perché ha salvato vite umane – ha proseguito la Rackete su Twitter – La direttiva europea sul “crimine di solidarietà” andrebbe riformata!”
Dunque, la capitana tedesca non ha soltanto festeggiato la sentenza arrivata dalla Cassazione, ma ha in qualche modo approfittato di questo momento per “dedicare” la sua vittoria giudiziaria a tutti coloro che risultano impegnati nel sostegno alle organizzazioni non governative. Inoltre, dalle parole della Rackete è possibile scorgere la propria critica agli attuali meccanismi europei in materia di immigrazione.
Non solo la ragazza tedesca, ma anche la stessa ong Sea Watch ha “rivendicato” la sentenza della Corte di Cassazione: “Carola non doveva essere arrestata – si legge a caratteri cubitali nel post sul canale Twitter della Sea Watch – Il salvataggio in mare non è un crimine”.
Ma sempre nelle scorse ore sono state registrate anche altre dichiarazioni, questa volta di disappunto per l’esito della sentenza della Cassazione: “Per qualche giudice una signorina tedesca che ha rischiato di uccidere cinque Militari Italiani speronando la loro motovedetta non merita la galera – ha commentato il segretario della Lega Matteo Salvini – ma il
ministro che ha bloccato sbarchi e traffico di esseri umani sì. Questa non è giustizià, questa è vergogna”. Era stato proprio Salvini, all’epoca ministro dell’interno, a negare l’ingresso della Sea Watch in acque italiane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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