Coronavirus

"E se finiscono ...". Un'ombra su tamponi e reagenti

Zaia lancia l'allarme, Bassetti tuona contro il "tamponificio Italia". In Lombardia una task force si occuperà di garantire i test ai cittadini

"E se finiscono ...": l'ombra su tamponi e reagenti

"C'è un dubbio: che finiscano i reagenti e anche i tamponi, perché qualche segnale sta arrivando dai mercati". A lanciare l'allarme è Luca Zaia, governatore del Veneto, che ha chiesto di modificare l'utilizzo dei tamponi viste le code chilometriche che si sono formate negli ultimi giorni. Perché il numero di italiani che vogliono sottoporsi al test è schizzato alle stelle con l'avvicinarsi delle feste e ha raggiunto numeri mai visti prima (solo tra il 23 e il 25 dicembre ne sono stati effettuati più di due milioni e mezzo).

Questa vera e propria corsa al tampone rischia di mandare in tilt i sistemi sanitari di più di una regione, tanto che, per fare un esempio, il presidente della Basilicata Vito Bardi ha esortato i suoi concittadini a prenotare un test solo se certi di essere entrati in contatto con un positivo. È la Lombardia, però, che deve sopportare la pressione maggiore, visti anche i numeri del contagio che hanno portato l'incidenza in regione a oltre 500 casi ogni 100mila abitanti, mentre i sindacati degli infermieri della provincia di Monza e Brianza parlano di "ospedali in tilt". Stando alle cifre, solo a Milano un cittadino su 18 è isolato in casa perché positivo o a rischio. E le code davanti alle farmacie e agli hub per tamponi si allungano ogni giorno. Nel mese di dicembre sono stati effettuati circa 3,5 milioni di tamponi in Lombardia pari al 22,3 per cento di tutti quelli eseguiti nel Paese nell'ultima settimana. Per questo, Palazzo Lombardia ha convocato una task force che ha varato nuove linee guida sui test: nuovi centri pronti per l'apertura, farmacie con orari allungati e priorità ai sintomatici e a chi ha bisogno del tampone per considerarsi guarito.

La questione dei tamponi non ruota solo attorno ai numeri. C'è la distinzione tra tampone molecolare e tampone rapido. I primi sono altamente affidabili, mentre sui secondi aleggia più di un dubbio, anche all'interno della stessa comunità scientifica. Lo ha ricordato Matteo Bassetti: “I tamponi rapidi danno falsi negativi fino al 40% e c'è chi, forte di una falsa patente di tranquillità, se ne va tranquillamente in giro da positivo“. Al contrario, il biologo Livio Marossi sostiene che "i tamponi rapidi hanno qualche limite tecnico ma sono attendibili, altrimenti non verrebbero rilasciati". Ma Bassetti lancia un'altra denuncia. La campagna di verifica attraverso i test ha subito una distorsione "per colpa soprattutto di alcuni politici, che hanno accreditato l'idea che il tampone potesse sostituirsi al vaccino. Un gravissimo errore". Perché al test ci si dovrebbe sottoporre solo su richiesta del medico, mentre ormai "ormai c'è una corsa abbastanza assurda all'autoprescrizione".

La sentenza, dunque, non lascia spazio a interpretazioni: "Io credo - chiosa Bassetti - che il tamponificio Italia debba chiudere".

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