Coronavirus

Ecco le "cicatrici" del Covid: cosa accade dopo la guarigione

I danni che può provocare a lungo termine. La funzionalità respiratoria può rimanere compromessa per tempi più o meno lunghi

Ecco le "cicatrici" del Covid: cosa accade dopo la guarigione

Una volta guariti dal coronavirus non è finita del tutto, alcune cicatrici possono accompagnarci ancora per molto tempo. Adnkronos Salute ha chiesto a diversi esperti il loro parere riguardo ai danni che il coronavirus può provocare a lungo termine.

Le cicatrici provocate dal coronavirus

Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all'Università Cattolica del Sacro Cuore, ha sottolineato che secondo la Società italiana di pneumologia possono esserci dei danni, ma serve comunque del tempo per capire quanto possano persistere. Alberto Zangrillo, direttore delle Unità di anestesia e rianimazione generale e cardio-toraco-vascolare dell'Irccs San Raffaele di Milano ha parlato in particolare di “forme di fibrosi polmonare cronica ed eventuali esiti da complicanza di una malattia che, nelle forme gravi, è stata sistemica".

Sono poi molti i pazienti infettati dal Covid e poi guariti che continuano a lamentare un malessere anche dopo la malattia, una sintomatologia che quasi sicuramente può essere considerata una sua conseguenza. Essendo poi polmoni, cuore e reni gli organi maggiormente colpiti, in alcuni casi i danni possono riguardare problemi respiratori, cardiaci e renali, anche permanenti. Come infatti ha affermato il virologo dell'università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco sembra che “il 30% dei pazienti abbia almeno nei mesi successivi alcuni risentimenti a livello respiratorio". Anche Pregliasco concorda sul fatto che serva comunque tempo per avere un’idea reale dei tempi effettivi dei danni causati dal coronavirus. Le cicatrici comunque sembra proprio che esistano.

Gli organi maggiormante colpiti

Giorgio Palù, past president della Società europea di virologia e professore emerito di Microbiologia dell'università di Padova, ha voluto ricordare come “alcuni fra i soggetti che hanno avuto una sintomatologia rara, come la perdita dell'olfatto, hanno mantenuto questa sintomatologia. Quello che ci preoccupa di più, e che Sars e Mers ci hanno insegnato nei sopravvissuti, è che chi ha avuto una patologia polmonare, possa mantenere una formazione fibrotica del tessuto polmonare, una sorta di cicatrice che è un danno a distanza, così potrebbe succedere nel fegato e nel rene. Non sappiamo se possa avvenire nel cervello, qualcuno ha riportato a seguito dell'influenza spagnola malattie come il Parkinson, ma ci vorranno anni per capirlo per il Sars-Cov-2".

La maggioranza delle persone colpite dal virus è però guarita completamente, senza strascichi importanti. Solo chi ha avuto una malattia grave, con problemi respiratori gravi, e magari l’aiuto di un supporto respiratorio, hanno tempi di guarigione più lunghi. Attraverso i suoi esperti, l’Organizzazione mondiale della Sanità sta seguendo proprio questi pazienti nel tempo, per riuscire a capire come si sono ripresi e quale tipo di assistenza possano avere bisogno. Il virologo Guido Silvestri, docente negli Usa alla Emory University di Atlanta, ha confermato che in alcuni casi i danni causati dal virus possono essere a lungo termine, si deve però considerare che nei casi più gravi i soggetti colpiti hanno già patologie regresse, e la loro completa guarigione risulta quindi difficile. Idea comune sembra che nei pazienti più gravi, quelli per esempio che sono stati in terapia intensiva, possono verificarsi dei danni a livello polmonare anche a lungo termine. Ovvero, si verificano delle cicatrici che possono compromettere la funzionalità respiratoria per tempi più o meno lunghi.

Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell'Università Campus Bio-Medico di Roma, ha reso noto che alcune prove scientifiche evidenziano che “il coronavirus può portare a danni, permanenti e non, a diversi organi, tra cui nel 30% dei soggetti con malattia grave, a livello polmonare. Questo virus si comporta in modo molto diverso da altri virus che siamo soliti affrontare. All'inizio si pensava, dall'osservazione clinica, che si trattasse di una sola malattia respiratoria. In realtà poi ci si è accorti che il nuovo coronavirus colpiva anche il cervello, il sistema dei vasi sanguigni, i reni, l'intestino, il cuore. Sono infatti molte le complicanze di Covid sul lungo periodo che possono interessare o compromettere il nostro stato di salute".

Lo studio prosegue per valutare i tempi dei danni causati

Secondo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova e componente della task force Covid della Regione Liguria, sarà importante andare a valutare gli effetti a lungo termine su pazienti che hanno presentato forme polmonari di Covid-19 con altre localizzazioni. In Liguria c’è un piano molto attento per fare un follow-up preciso di tutti i pazienti che hanno avuto il coronavirus, per poterne valutare le conseguenze su polmoni, reni, cuore e sistema coagulativo. Importante sottolineare che tutti i reparti di malattie infettive italiani hanno un programma di valutazione a lungo termine dei soggetti che si sono ammalati. Questo permetterà di vedere i dati nel tempo.

Ancora nulla di certo, gli studi devono ancora proseguire. Sembra però che in pazienti in cui la malattia è stata particolarmente grave, delle cicatrici ci siano. Dipende comunque dalle caratteristiche cliniche e genetiche dell'ospite. Marco Tinelli, infettivologo e tesoriere della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), ha inoltre ricordato che "molti pazienti, a causa della lunga degenza e del prolungato allettamento e degli effetti della malattia, non sono più autosufficienti e necessitano di essere riabilitati. Possono residuare deficit respiratori di solito modesti che non influiscono sulla vita di relazione.

In altri casi, più rari, possono esserci danni cardiovascolari e neurologici a lungo termine".

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