Ecco i numeri sui No vax ricoverati

Aumentano i casi di coronavirus e anche le ospedalizzazioni: pochi i No vax pentiti dopo la malattia, nonostante in tanti finiscano in terapia intensiva

Prete no vax finisce in terapia intensiva
Prete no vax finisce in terapia intensiva

La quarta ondata di coronavirus si sta abbattendo anche sull'Italia, come dimostra l'aumento di casi nelle ultime settimane. Solo oggi sono stati più di 17mila i nuovi casi registrati nel Paese, di cui quasi 3mila in Lombardia. L'elevato numero di vaccinazioni effettuate sta servendo da scudo all'Italia e sta arginando almeno in parte l'impeto della diffusione, come invece non sta accadendo in altri Paesi. Tuttavia, sono sempre di più i no vax contagiati negli ospedali.

Tuttavia, anche da noi, la situazione non è delle più rosee e negli ospedali la pressione inizia a farsi sentire, anche perché l'età media dei ricoverati non vaccinati è tra i 55 e i 60 anni. Di questi, inoltre, una buona parte nonostante i ricoveri non cambia idea in merito al Covid. "I no vax pentiti saranno il 10-20%. Il resto è fermo nelle proprie posizioni. Neanche di fronte alla malattia grave riescono a cambiare idea", dice Davide Chiumello, direttore terapia intensiva dell'ospedale San Paolo di Milano e direttore del dipartimento area critica dell'Asst Santi Paolo e Carlo di Milano.

Inoltre, spiega Davide Chiumello, "i ricoverati No vax con casco sono all'80% e poi c'è una parte di pazienti che ha concluso il secondo ciclo vaccinale ma non ha effettuato il booster. Sappiamo che dopo 5 mesi purtroppo la risposta immunitaria non è più in grado di antagonizzare la malattia". Questa potrebbe essere una delle cause dell'incremento dei letti occupati nelle terapie intensive, dove comunque la maggior parte sono non vaccinati. "Negli ospedali lombardi ad oggi abbiamo 120 letti occupati in rianimazione e siamo sui 900 ricoveri non intubati, quindi significa a bassa e media intensità. Per avere un quadro basti pensare che il 20 novembre scorso avevamo circa 60 malati in terapia intensiva: siamo raddoppiati nel giro di due settimane", spiega Chiumello.

La situazione al momento è simile anche per quanto concerne le ospedalizzazioni: "Il 19 novembre ne contavamo 620 ora siamo a 900. Abbiamo aperto un modulo da 8 letti martedì, e stiamo salendo progressivamente. Abbiamo aumentato i letti di assistenza a bassa intensità e siamo arrivati a un totale di 44 letti. Ne apriremo altri 20 nei prossimi giorni, d'accordo con Regione Lombardia".

Il direttore non è in grado a momento di fare previsioni per il futuro, la situazione è in rapida evoluzione e troppe variabili non permettono un'adeguata lettura degli scenari: "Stiamo assistendo a un aumento di ricoveri" ma i vaccini, soprattutto terze dosi e nuove prime dosi, potrebbero "attenuare la curva di crescita. La problematica che ci potrebbe essere riguarda la variante Omicron, della quale non sappiamo niente in termini di contagiosità e letalità. È prematuro dire cosa succederà nei prossimi giorni, la curva ora sta disegnando i primi passi di crescita ma non sappiamo prevedere quando arriverà a un picco e poi scenderà".

Nonostante stiano suonando i primi campanelli d'allarme, il dottor Chiumello ci tiene a sottolineare che il sistema in Lombardia sta rispondendo bene: "Stiamo tornado a fare la rimodulazione delle attività all'interno dell'ospedale.

Significa apertura di nuovi letti per assistenza a vari livelli, a bassa, media, ed elevata intensità. Vuol dire che se un malato non riesce ad essere allocato ai Santi andrà al Policlinico o all'Humanitas e così via e questo aiuta molto. C'è un forte network e un link a livello regionale".

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