Ecco perché ho voluto la mostra su Tolkien

Un po' come avviene nell'ampliarsi dei cerchi concentrici sulla superficie dell'acqua colpita da un sasso, la mostra Tolkien

Ecco perché  ho voluto la mostra su Tolkien

Un po' come avviene nell'ampliarsi dei cerchi concentrici sulla superficie dell'acqua colpita da un sasso, la mostra Tolkien. Uomo, Professore, Autore, fortemente voluta dal Ministero della Cultura, è la prima del suo genere in Italia per dimensioni e autorevolezza delle istituzioni internazionali coinvolte. Nella narrazione offerta al visitatore, essa si propone di illustrare le diverse anime di questa straordinaria e poliedrica figura di accademico, uomo di lettere, romanziere, linguista, filologo e mitopoieta. La sua ricchezza culturale e umana viene accuratamente ricostruita in un inedito itinerario che si snoda tra manoscritti autografi, immagini rare, memorabilia e opere d'arte ispirate alle sue visioni letterarie; un risultato reso possibile dalla prestigiosa collaborazione con l'Università di Oxford, alma mater dello scrittore, e la Tolkien Estate, il trust familiare che detiene i diritti relativi alla sua immagine e alle sue opere.

Il riferimento nel titolo alle tre principali direttrici del fenomeno Tolkien fa capire che le ragioni del suo ascendente su almeno cinque generazioni di lettori risiedono nelle fascinazioni generate dal suo immaginario. Tra i punti di forza c'è anzitutto la vitalità del racconto e dell'intero Mondo Secondario partorito dalla fantasia dell'Autore; ma c'è anche l'acume introspettivo del Professore, che in un originalissimo orizzonte insieme teologico e teleologico diede dignità alla fiaba e alla letteratura fantastica quali forme di sub-creazione termine coniato da lui nel solco fondativo della Legge divina. Infine c'è l'Uomo, il personaggio e il suo itinerario biografico, entrambi sostanzialmente privi di elementi avventurosi o intriganti e tuttavia capaci, nella loro apparente ordinarietà, di ispirare e coinvolgere. La sua non era una fuga del disertore, come già allora certi intellettuali accusavano, bensì la legittima evasione del prigioniero dal carcere di una Realtà che lo segregava e opprimeva.

Insieme l'Uomo, il Professore e l'Autore hanno seminato ispirazioni feconde in campi che spaziano dalla cinematografia alle arti visive, dall'industria dell'intrattenimento alla saggistica, dalla riflessione filosofica al fiorente mercato degli accessori commerciali.

Tolkien e la sua opera sono oggi a buon diritto icone del nostro tempo, i suoi libri tra i più letti in assoluto dopo la Bibbia e tradotti nelle principali lingue del pianeta. Ciò perché le saghe del Professore che amava i draghi hanno avuto il pregio di rinnovellare dal fusto dell'antica tradizione epica i suoi ideali archetipici eterni, restituendo allo spirito immemore della modernità il retaggio universale del Mito. Inoltre quello dell'eroe e dei suoi comprimari è anche un cammino spirituale ed iniziatico che porta ognuno di loro a riconfigurarsi in un nuovo sé congruente con il proprio destino. Il tutto permeato da valori personali ma anche collettivi che all'epoca e ancor più oggi in Occidente si sono dimenticati o addirittura si disconoscono: il senso della comunità e della natura, la tradizione, l'opposizione agli aspetti più controversi e disumanizzanti della modernità, il sacrificio di sé, il vincolo dell'amicizia, il coraggio, la dedizione, il senso dell'onore.

Fin qui i legami con le radici. Guardando invece alle ultime propaggini dell'albero, si può dire che la testimonianza di Tolkien sia giunta al momento giusto per rimettere la barra a dritta, riaffermando il valore spirituale e salvifico della fantasia, della creatività e più in generale delle migliori qualità umane in un'epoca la cui Weltanschauung, incentrata su tecnologie pervasive, meccanizzazione, materialismo e profitto esasperato sembravano averle ormai declassate al rango di orpello desueto.

Tolkien, intellettuale innamorato delle fairy-stories ma anche nemico dei totalitarismi, intimamente conservatore nella sensibilità seppur incline a guardare non tanto a destra e a sinistra quanto piuttosto in alto, era avverso a letture semplicistiche, omologanti o addirittura politiche della sua creazione.

Al netto di ciò è facile leggere in controluce nelle storie di Elfi, Uomini, Nani e Hobbit una grande e composita lezione esistenziale. Non è infatti solo la dicotomia tra l'impervio sentiero del Bene e la seducente scorciatoia del Male che troviamo incastonata nel suo grande affresco di storia alternativa. Le pagine tolkieniane parlano anche di scelta e responsabilità, di amicizia e di amore. A ben vedere è proprio questa prospettiva a rendere Il Signore degli Anelli, nelle parole di Tolkien, «un'opera religiosa e profondamente cattolica», seppure ambientata in un universo avulso dalla Rivelazione cristiana.

Rispettosi delle intenzioni del Professore, non tenteremo assonanze spericolate tra gli accadimenti descritti nelle cronache della Terra di Mezzo e i travagli della nostra realtà. Tuttavia uno dei motivi del consenso trasversale e consolidato nei decenni è anche questo: dalle pagine dell'opera tolkieniana affiorano non solo indizi di alcuni grandi mali del nostro tempo, ma anche della loro possibile cura.

In quelle pagine dallo stile aulico e apparentemente desueto, noi e il nostro vivere ci rispecchiamo: anche in ciò sta il perenne valore di quella che fu definita, senza troppo sminuirla, «la fiaba più lunga del mondo».

Gennaro Sangiuliano
Ministro della Cultura
(estratto dal contributo al catalogo della mostra)

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