É un incontro atteso dagli ematologi di tutto il mondo. Tra poche settimane, all'inizio di dicembre, si terrà a San Francisco il congresso annuale della Società Americana di Ematologia (American Society of Hematology, ASH), il più importante incontro mondiale. Dopo anni di intensa ricerca, sono state messe a punto terapie rivoluzionarie in numerose malattie onco-ematologiche. Una nuova era è iniziata nel trattamento della Leucemia Linfatica Cronica (LLC), la forma leucemica più diffusa nel mondo occidentale (rara negli asiatici) che colpisce prevalentemente dopo i 65 - 70 anni, si registrano 5 nuovi casi ogni 100 mila abitanti per anno. In Italia le stime parlano di 1.600 nuovi pazienti ogni anno tra gli uomini e 1.150 tra le donne.
La leucemia linfatica cronica è caratterizzata da un progressivo accumulo di linfociti B non funzionanti nel sangue, nel midollo osseo e nei tessuti linfoidi. La sopravvivenza di questa malattia varia da pochi anni a oltre venti anni. L'immuno-chemioterapia rappresenta l'approccio terapeutico convenzionale per la Leucemia Linfatica Cronica e ne ha migliorato la sopravvivenza. Attualmente, numerose nuove molecole in grado di inibire la proliferazione e di stimolare la morte programmata (apoptosi) della cellula leucemica sono in sperimentazione clinica e stanno modificando la terapia di questa malattia.
Chiediamo al professor Carmelo Carlo-Stella, responsabile della sezione di Ematologia e terapie sperimentali dell'Istituto clinico Humanitas (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) e professore associato di oncologia medica all'università di Milano, come stanno cambiando le cure della Leucemia Linfatica Cronica. Il professor Carlo-Stella si è laureato a Pavia e ha lavorato a Francoforte, a Parma e all'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
«La comprensione dei processi di proliferazione e maturazione cellulare ha permesso di scoprire nuovi farmaci in grado di colpire in modo selettivo la crescita delle cellule leucemiche. Questo sta provocando un'esplosione di studi clinici specie nella Leucemia Linfatica Cronica. Inibitori di chinasi come Ibrutinib o Idelalisib, farmaci che si prendono per via orale, sono oggi protagonisti di studi clinici molto importanti. Ibrutinib bersaglia la chinasi di Bruton. Entrambe queste molecole hanno dimostrato una efficacia clinica senza precedenti ed una minore tossicità. Si sono raggiunti - afferma il professor Carlo-Stella - risultati tali da rendere le nuove molecole fortemente competitive. Ibrutinib e Idelaisib sono stati da poco approvati negli Stati Uniti ed in Europa per il trattamento della Leucemia Linfatica Cronica ma anche di altri linfomi. In Italia, sono in corso vari studi con gli inibitori orali di chinasi. Tra gli altri uno studio multicentrico con Ibrutinib in pazienti con Leucemia Linfatica Cronica in recidiva. Una revisione di questi studi la faremo il 17 e 18 Novembre prossimo in un convegno a Milano (Grandangolo in Ematologia 2014) organizzato dal professor Armando Santoro, direttore del Cancer Center di Humanitas».
Quali i principali vantaggi di Ibrutinib? « Vi è una certa percentuale di pazienti (8 - 10%) che hanno una specifica anomalia genetica che determina la non risposta della malattia ai trattamenti utilizzati.
Ibrutinib migliora la sopravvivenza globale bloccando la proliferazione. Questi farmaci consentiranno ai pazienti con Leucemia Linfatica Cronica uno sguardo più ottimistico sul futuro, anche se ci vorranno ancora alcuni anni per concludere gli studi cinici che si stanno completando».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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