Coronavirus

Il Covid fa paura alle famiglie. In tanti rinunciano a fare figli

I dati Istat parlano di un Paese impoverito e incerto. L’ascensore sociale è ferma, se non addirittura mossa verso il basso

Il Covid fa paura alle famiglie. In tanti rinunciano a fare figli

Il rapporto annuale dei dati Istat non fanno certo una bella fotografia dell’Italia dopo il Covid. Risulta un Paese impoverito e con molte disuguaglianze tra la popolazione. Dato sconcertante quello relativo alle previsioni delle nascite: nei prossimi due anni potrebbero venire alla luce ben 30mila neonati in meno. Che già non è che fossimo messi benissimo. A reggere sarebbero invece la famiglia e la coesione sociale. Il Paese in questo momento è fragile, soprattutto in seguito all’emergenza coronavirus che lo ha colpito. Al momento la crisi economica che lo attraversa non sembra avere una fine.

Famiglia e ascensore sociale

La famiglia è forse in questo momento l’unica certezza, un rifugio sicuro. Durante il lockdown sarebbe emersa una forte coesione sociale, “manifestata nell’alta fiducia che i cittadini hanno espresso nei confronti delle istituzioni impegnate nel contenimento dell’epidemia, e in un elevato senso civico verso le indicazioni sui comportamenti da adottare”. Questo almeno quanto emerso dal Rapporto Annuale dell’Istat 2020. Un Paese stanco e affaticato, con molte disuguaglianze. Penalizzate nel mondo del lavoro soprattutto le donne e, tra bambini e giovani, i soggetti più disagiati. L’ascensore sociale sembra essersi fermato completamente. Anzi, questo si muoverebbe verso il basso per quanto concerne il 26,6% dei soggetti nati nell’ultima generazione, ovvero il periodo tra il 1972 e il 1986. Questa percentuale supera, ed è la prima volta, quella inerente a coloro la cui posizione sociale è invece in crescita. Ovviamente, con tali dati la speranza viene a mancare.

Nel nostro Paese poi sono ferme anche le nascite. E non per mancanza di voglia di maternità. Sono piuttosto la paura e l’incertezza dovute all’emergenza coronavirus le cause principali di questo crollo demografico. Secondo i dati Istat entro il 2021 si registrerà un calo di 10mila nuovi nati, andando così dai 435mila del 2020 a 426mila alla fine del 2021. Se poi la situazione economica non dovesse migliorare, la previsione andrebbe ulteriormente a peggiorare: in questo caso i neonati alla fine del 2021 potrebbero calare a 396mila.

Fiducia nelle istituzioni e buona volontà degli italiani

Da parte degli italiani risulterebbe alta la fiducia verso le istituzioni. In particolare, su una scala da 0 a 10, sarebbe stato dato un bel 9 al personale medico e paramedico e un 8,7 alla Protezione civile. Gli italiani poi sarebbero stati davvero diligenti, la maggior parte di loro infatti avrebbe seguito tutte le norme. Soprattutto si sarebbero lavati le mani quotidianamente 11,6 volte, disinfettate 5 volte, il 92,4% di loro ha mantenuto il distanziamento fisico, con riduzione delle visite ad amici e parenti non facenti parte del proprio nucleo familiare, e sono stati ridotti anche gli spostamenti. L’85,9% della popolazione ha curato i propri figli, bimbi tra 0 e 14 anni, e il 67,2% ha dedicato loro maggior tempo, anche per poterli seguire durante le ore di lezione online. Moltissimi coloro che si sono dedicati alla lettura per superare il periodo di lockdown, il 62,6%. Di questi, il 26,9 ha letto libri, mentre il 40,9% si è soffermato sui quotidiani. Sembra essere tornato anche un certo desiderio di affidarsi alla preghiera. Il 42,8% ha pregato almeno una volta alla settimana, di questi, il 22,2% tutti i giorni. Il 48,3% invece non avrebbe mai pregato.

La popolazione anziana e il Covid

Il nostro Paese è stato uno di quelli maggiormente colpiti dal coronavirus: i contagi sono stati poco meno di 240mila e i decessi circa 35mila. Meno colpite le Reghioni del Sud e delle Isole rispetto a quelle del Centro e del Nord. La mortalità ha interessato in particolare persone con titolo di studio più basso e i soggetti più vulnerabili. In particolare, il Covid ha colpito gli anziani, infatti, poco meno dell’85% dei morti riguarda Over 70. Più del 56% sono stati Over 80. Adesso un ultraottantenne su 4 dice di stare male, mentre nel 2009 a dichiarare ciò era uno su tre e nel 2000 il 36%.

Il mondo del lavoro e le donne

Ora analizziamo il mondo del lavoro e l’ascensore sociale che sembra essersi bloccata. Se non addirittura mossa verso il basso. Molto influente la classe sociale di origine per quanto concerne le opportunità delle persone. I giovani però hanno ora meno probabilità di poter avere una scesa sociale. I figli risultano avere una condizione economica inferiore ai loro genitori. Nel 2019 crescita di disuguaglianze territoriali, generazionali e per titolo di studio, si registrano nel mondo del lavoro rispetto all’anno 2008.Particolarmente toccate le donne che devono fare i conti con la precarietà, il part-time obbligato e il conciliare la vita familiare. La mancanza di nidi certo non aiuta. Svantaggio ulteriore per le donne se si parla di rigidità del lavoro. L’orario è rigido per il 77% delle occupate, molto per il 26% di loro, contro circa il 68% degli occupati. Il lavoro da remoto potrebbe essere riferibile maggiormente alle occupate, agli ultracinquantenni, al Centro-Nord e ai laureati. Chi lavora da casa deve però cercare di separare bene vita lavorativa e privata. Circa il 40% di chi lavora da casa ha dichiarato di essere stato contattato almeno tre volte fuori dall’effettivo orario lavorativo.

Dopo il lockdown l’Italia è messa ancora peggio per quanto riguarda il tasso di natalità. Oggi il numero medio di figli è di 1,29. Anche se a desiderare due figli è il 46% delle coppie. A breve il crollo demografico potrebbe anche essere più consistente, causato dall’incertezza e dalla paura che l’emergenza coronavirus ha generato. Alto il desiderio di mettere al mondo un bambino anche tra gli Over 40, quando però già è difficile per l’età. Tra il 2010 e il 2017 vi è stato un aumento del 12% di coppie che hanno fatto ricorso alla procreazione assistita pur di diventare genitori.

Con un aumento del 24% di gravidanze.

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