Cronache

Il direttore di Ats Milano smonta i "colori" di Conte: "Sono incomprensibili"

L'epidemiologo propone di cambiare il meccanismo di scelta per l'assegnazione delle diverse colorazioni: "Va rivisto"

Il direttore di Ats Milano smonta i "colori" di Conte: "Sono incomprensibili"

"Le colorazioni delle regioni sono spesso incomprensibili". A dirlo è Vittorio Demicheli, epidemiologo e direttore dell'Ats Milano nonché membro della cabina di regia che, con scadenza settimanale, analizza i dati inviati dalle regioni sull'evoluzione dell'epidemia in Italia. "La regola decisionale del Governo che non può essere a un tale livello di bizantinismo", spiega all'HuffingtonPost.

Che il sistema di monitoraggio adottato dal governo centrale non fosse dei più convincenti, forse, era da mettere in conto tempo addietro, ancora prima che il virus riprendesse a comportarsi come una scheggia impazzita da un capo all'altro del Belpaese. Gli ormai noti - ma neanche troppo - 21 parametri in base ai quali si profilano scenari di moderata o massima allerta epidemiologica sembrano non convincere persino gli stessi esperti a cui il premier Conte, d'accordo con il ministro della Salute Roberto Speranza, affida le valutazioni sull'andamento dei contagi. Storce ancora una volta il naso l'epidemiologo Demicheli che, qualche settimana fa, aveva commentato con fermo disappunto la scelta "tardiva" di chiudere la Lombardia. "Gli indicatori c'erano già. - aveva spiegato nel corso di una intervista rilasciata al Corriere della Sera -Ci sono almeno altre 11 regioni con gli ospedali in sofferenza". Dunque, siamo dinanzi all'ennesimo flop? Non esattamente.

Nel pomeriggio di mercoledì 25 novembre, la Cabina di regia si riunirà per avviare quello che il direttore dell'Ats Milano definisce “l’approfondimento metodologico in vista della scadenza del Dpcm fissata al 3 dicembre”. Molte cose non tornano, probabilmente troppe, e vanno riviste alla svelta. “Vogliamo proporre un aggiornamento dei criteri sulla base dei quali si decide l’assegnazione delle aree di rischio alle Regioni - fa notare l’epidemiologo milanese - e per noi i 21 indicatori sono perfetti”. Più che “modificare il numero dei parametri bisogna affinare le regole decisionali, che sono un po’ contraddittorie - prosegue Demicheli - quello che vorremmo proporre è un ripensamento degli automatismi con cui sono state assunte finora alcune decisioni”. Più volte, chiarisce l'esperto, la Cabina di regia ha segnalato la sofferenza dei servizi sanitari, la pressione sugli ospedali che si registrano in alcune regioni, “ma il Governo, proprio a causa di questi automatismi, che sarebbe bene ripensare, ha classificato le regioni in modo incoerente. Insomma, nonostante indicazioni basate su analisi e valutazioni dei dati che arrivano dalle Regioni, le colorazioni sono risultate talvolta incomprensibili”.

Le scelte devono - o per meglio dire, dovrebbero - essere commisurate al livello di rischio e all’impegno dei servizi ospedalieri nei vari territori. Per questo motivo Demicheli sembrerebbe avere tutta l'intenzione di proporre "indicatori dimensionali" (quelli che cioè misurano l’incidenza della malattia sulla popolazione) puntando sulla tenuta dei servizi ospedalieri. "Occorre abbandonare criteri che innescano solo inutili polemiche e competizioni tra le regioni.

- conclude l'epidemiologo - Bisogna essere, invece, molto più tempestivi nel cogliere precocemente segnali di ripresa dei contagi in modo che chiusure e limitazioni possano durare il minor tempo possibile".

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