I terremotati de L'Aquila tra i volontari: "Così ricambiamo l'aiuto ricevuto"

Un gruppo di volontari aquilani ha deciso di trasformare il dolore in "una grande opera di solidarietà"

I terremotati de L'Aquila tra i volontari: "Così ricambiamo l'aiuto ricevuto"

Un terremoto dopo l'altro, verrebbe da dire. Sono passati nove anni da quel 6 aprile del 2009 quando un sisma tremendo abbatté L'Aquila. 309 morti e le ferite ancora aperte. Ma un gruppo di volontari aquilani ha deciso di trasformare il dolore in "una grande opera di solidarietà". Così quando hanno saputo della distruzione di Amatrice, Accumuli e gli altri paesi colpiti dalle scosse della scorsa notte, hanno deciso di "ricambiare l'aiuto che tutta Italia aveva dato a L'Aquila". "Dovevamo dare una mano", dicono.

Sono circa 20 persone dell'associazione Azimut e Caritas di Pile. Alle 8 del mattino di mercoledì, poche ore dopo le tragiche notizie che arrivavano da Amatrice, hanno aperto un centro di raccolta per i viveri e altri beni di prima necessità. Poi hanno caricato tutto sui furgoni e sono partiti.

Questi volontari hanno vissuto sulla loro pelle il dramma del "loro" terremoto. Francesco De Santis aveva appena 13 anni nel 2009. Ora ne ha 20 e parla di una "esperienza che mi ha spezzato in due la vita". Così si è rimboccato le maniche. "Ho deciso di partire per ricambiare l'aiuto che io stesso avevo ricevuto", racconta a ilGiornale.it. Ieri mattina era anche lui insieme ai suoi amici a rimuovere le pietre e i calcinacci nella speranza di trovare qualche superstite. "Quando siamo arrivati ad Amatrice abbiamo cercato di fare il possibile. Alcuni di noi hanno scavato per quattro ore a mani nude per tirare fuori due bambini". Poi la voce di Francesco si fa flebile: "Uno di loro, purtroppo, non c'è l'ha fatta".

La morte torna a bussare alle porte dell'anima di questi ragazzi. Una morte cui hanno già stretto la mano quando le case de L'Aquila inghiottirono 309 vittime. "Per noi che abbiamo vissuto quei giorni - continua - è stato un colpo al cuore rivedere tutto questo: ci abbiamo messo 9 anni per dimenticare ed ora...". Ora tutto sembra ripetersi, anche se non direttamente sulla loro pelle. "Ma è bello vedere tanti aquilani che si muovono per andare nei paesi terremotati. È un segnale forte. Ci sentiamo tutti fratelli".

In questo momento Francesco è su uno dei 2 furgoni e delle 6 auto che stanno portando aiuti umanitari alle zone colpite. Sono stati ad Amatrice, Accumuli, Illica e Pescara del Tronto. Poi si sono mossi verso Arquata per scaricare materiale per bambini.

Chi vive da dentro questi momenti sa quanto può essere difficile organizzare volontari, vigili del fuoco, polizia, cinofila e via dicendo. "Devo dire - obietta però Francesco - che mi sembra ci sia molta disorganizzazione. Noi portiamo gli aiuti ma non ci son magazzini dove tenerli". L'Aquila, dice, "non ha insegnato nulla".

Di sicuro L'Aquila la notte scorsa ha tremato di nuovo.

Molti cittadini si sono riversati in strada con la "paura che toccasse di nuovo a noi". Una paura trasformata immediatamente nel "desiderio di dare una mano". "Molti aquilani hanno portato quello che potevano: è stato bellissimo".

Una luce di solidarietà nel buio portato dal terremoto.

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