Il caso della "gioeubia" a Busto Arsizio, l'antico rito tipoco del Varesotto che ha visto finire "sul rogo" un fantoccio del Presidente della Camera ad opera dei Giovani Padani, non si è ancora spento. Anzi. È proprio la Boldrini a gettare benzina sul fuoco.
Ieri il sindaco di Busto aveva annunciato la volotà di chiedere i danni "alla signora Boldrini": "Ora basta - è stata la reazione del primo cittadino - La misura è colma. Dopo le sue ultime dichiarazioni, che ancora, nonostante tutte le spiegazioni e i chiarimenti veicolati anche a mezzo stampa, evoca un presunto clima di odio che albergherebbe a Busto Arsizio, siamo noi a chiedere scuse ufficiali. Venga a Busto a scusarsi con tutti i cittadini per avere offeso la città, la sua reputazione e le sue tradizioni".
Il fatto è che di quelle antiche tradizioni alla Boldrini non sembra interessare molto. Il rito paganeggiante in cui si bruciano le cose vecchie (comprese le legislature) e si propizia e saluta ciò che arriva (anche un nuovo presidente della Camera) non ha incontrato il gusto della leader di LeU. E se all'inizio la sua lamentela sembrava essere in buona fede (non conoscendo le usanze locali), ora sembra voler cavalcare la vicenda nonostante le spiegazioni dei "bustocchi". Oggi, come riporta il Fatto Quotidiano, la presidente della Camera è tornata infatti a punzecchiare il primo cittadino di Busto sostenendo abbia "fatto tutto da solo" e che quindi "sarebbe lui a dover pagare i danni a tutta la cittadinanza".
Il Presidente della Camera con toni apocalittici ha paragonato la "gioeubia" ai tetri riti di inquisitori e razzisti americani. "Le tradizioni possono evolvere, la società evolve - ha detto - Penso non farebbe piacere a nessuno vedere il proprio fantoccio dato alle fiamme. Nel Medioevo davano fuoco alle donne streghe, cioè quelle che davano fastidio perché si ribellavano alla sopraffazione”. Boldrini vede similitudini anche con il regime nazista che "ha usato molto il fuoco" e con il Ku Kux Clan che "ha fatto la stessa cosa".
E pensare che l’assessore alla Cultura, Manuela Maffioli, nei giorni scorsi aveva (inutilmente) spiegato che la "gioeubia" è "una festa popolare, antichissima, profondamente sentita dai bustocchi e partecipata da famiglie e bambini", dove non
ci sono né violenza né odio, ma solo "ironia". Parole al vento. Per la Boldrini (che è di Macerata, nelle Marche) “questa non è una traduzione tra le più educative, ne andrebbero privilegiate altre nel tempo andate perse”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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