Cronache

"Libera manifestazione di opinioni": Fedez batte il Codacons in tribunale

L'associazione dei consumatori aveva sporto querela contro il rapper considerando "lesive della sua immagine e della sua onorabilità" le frasi su una campagna fondi per il Covid

"Libera manifestazione di opinioni": Fedez batte il Codacons in tribunale

Fedez-Codacons uno a zero. Lo segna il cantante e marito di Chiara Ferragni il primo punto nella querelle giudiziaria che lo vede avversario dell’associazione dei consumatori. Oggi il gip di Milano ha archiviato l’indagine per diffamazione in cui Fedez era accusato dal Codacons per aver pronunciato in alcune stories pubblicate su Instagram e Facebook affermazioni “lesive della sua immagine e della sua onorabilità". Lo scontro risale al marzo 2020, in piena emergenza Covid-19, quando il rapper ha contestato in alcune stories la gestione dei fondi raccolti dalle campagne di crowdfunding.

“Sul loro sito ufficiale avviano una campagna per supportare il Codacons contro il coronavirus - attaccava Fedez in uno dei video - quindi io penso, immagino che se vado a donare qui sto aiutando qualcosa che riguardi il coronavirus: ospedali, ricerca… invece ci clicco sopra e scopro che in realtà ci hanno fatto un banner clickbait sul coronavirus, dove in realtà vado a donare i soldi direttamente al Codacons, che non si occupa di Coronavirus". Parole considerate diffamatorie dall’associazione, presieduta da Carlo Rienzi, che oltre a sporgere denuncia al cantante ha controbattuto criticando le raccolte fondi dei "Ferragnez" sulla piattaforma online Gofoundme.

La denuncia ha portato all’apertura di un’indagine all’esito della quale il pm Nicola Rossato ha chiesto l’archiviazione ritenendo le espressioni di Fedez “seppur critiche, non esorbitanti i limiti della continenza e della pertinenza” e “in ogni modo del tutte conformi alla libera manifestazione di opinioni”. Una lettura dei fatti che ha trovato d’accordo il gip. “È evidente, infatti, come le dichiarazioni pubbliche mediante i social” di Fedez “rappresentino opinioni di quest’ultimo, basate su fatti veri e comunicate in modo continente e rispondenti all’interesse pubblico”, si legge nell’ordinanza in cui si evidenzia inoltre “l’obiettiva ambiguità del banner” con il quale il Codacons “ha inteso pubblicizzare la campagna di raccolta fondi sul proprio sito internet”.

Lo stesso giudice ha bacchettato poi il Codacons per l’attacco “alla persona del Pubblico Ministero e della tirocinante che, sotto la supervisione del magistrato requirente, ha materialmente predisposto il provvedimento opposto, arrivando addirittura a sottoporre ad un notaio per la certificazione il suo profilo Instagram onde dimostrare che quest’ultima è follower” di Fedez, difeso dagli avvocati Andrea Pietrolucci e Gabriele Minniti.

Per il giudice questa circostanza è “del tutto inidonea a dimostrare la partigianeria del Pubblico Ministero e del tutto inconferente rispetto all’oggetto dell’opposizione” e “finisce per rivelare, invece, la pochezza degli argomenti su cui l’opposizione si fonda”.

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