Ferrara, così la sinistra ha montato il caso migranti anti-Lega

La rivolta a Ravalle (Ferrara) contro l'arrivo dei profughi: "La Lega non ci aiuta". Ma la vicenda era chiusa da giorni

Ferrara, così la sinistra ha montato il caso migranti anti-Lega

"È tutta una fandonia. Repubblica ha fatto un po' di can can". Non le manda a dire Nicola "Naomo" Lodi, vicesindaco di Ferrara in quota Lega. C'era anche lui sulle barricate tre anni fa quando Goro e Gorino, due piccole frazioni emiliane, si opposero all'arrivo in paese di un gruppo di migranti. "Non sono certo io a condannare le proteste", spiega. Quando però ieri è esplosa la polemica sul "caso Ravalle", il Paese "in rivolta per 35 migranti" che non si fidano più "nemmeno della Lega" (Rep dixit), i diretti interessati sono rimasti sorpresi. "Non mi sono mai esposto sul tema - spiega Lodi - perché il clamore è strumentale: dire che i migranti andranno lì è una cazzata enorme".

Dopo l'articolo di Repubblica, il sindaco ferrarese Alan Fabbri ha chiarito duramente la questione: Ravalle, ha detto, è una vicenda "già chiusa da giorni". Un "caso montato ad arte", per mettere in difficoltà il Carroccio nella regione che il 26 gennaio cercherà di strappare al Pd. Ma andiamo con ordine. La storia è questa: nella frazione della città estense, a fine settembre (!) inizia a diffondersi la voce dell'arrivo in una struttura di 35 migranti gestiti dalla prefettura e affidati ad una cooperativa. Non è nulla di ufficiale, siamo alle fasi di studio. Ma i residenti si mettono in agitazione, chiedendo un intervento del Comune ora guidato dalla Lega. A Ravalle abitano 300 anime, e 35 immigrati da gestire sono considerati troppi. Fabbri il 1 ottobre (e di questo Rep non dà conto) fissa un incontro con il prefetto Michele Campanaro per trovare una soluzione alternativa. "Situazione illogica - dichiara - serve una soluzione meno impattante". Alla fine del confronto il prefetto si era detto "consapevole delle difficoltà" e la coop aggiudicataria del bando (Un mondo di Gioia) pronta a trovare nuovi stabili da affittare. Gli incontri si ripetono anche a ottobre e in tutte le occasioni Fabbri ribadisce la "divergenza" con il prefetto e la volontà di fare "tutto quanto è in nostro potere per evitare questo trasferimento".

E ora torniamo a Repubblica. L'articolo è di ieri, giovedì 7 novembre. Gli striscioni di protesta "Ravalle=Gorino" risalgono però al pomeriggio del 1 novembre, la stessa sera in cui "una cinquantina di persone" si ritrovano per un presidio a base di vino e salame. In quei giorni forse mancava chiarezza, ma bastava cercare un po' online per scoprire che il 2 novembre, mentre i residenti tornavano in strada, la titolare dello stabile che sarebbe (sarebbe) dovuto finire alla coop dichiarava senza mezzi termini di non aver preso alcun accordo per affitto o vendita dell'immobile. Ponendo di fatto un "veto" all'arrivo dei richiedenti asilo. Eleonora Giocomelli riassume così, a estense.com, tutta la faccenda: "A fine luglio ricevo la visita di due persone giovani, che dicono di far parte di Un mondo di gioia. Chiedono se sia possibile affittarla. Chiedo per quali motivi ma non ricevo risposta". Poi in un secondo incontro tra la coop e l'avvocato della signora, il Mondo di Gioia propone "un affitto biennale per ospitare profughi. Non era per me una proposta convincente e ho rifiutato. In seguito hanno manifestato l'intenzione di acquisire l’immobile". Ma anche qui la proposta finisce nel vuoto, visto che a fine ottobre la coop "comunica via pec al mio avvocato, che segue la pratica, che non ha più intenzione di comprare lo stabile".

Pietra tombale, dunque, tanto che il 3 novembre i quotidiani titolano: non arriveranno, il caso è chiuso. Ma non per Rep. Che cinque giorni dopo torna sulla rivolta di Ravalle. "Io sarei andato a protestare - dice Lodi - Abbiamo fatto barricate a Gorino, Gabanella, San Bartolomeo, Ferrara, ovunque. Lì non siamo andati perché eravamo eravamo sicuri che i migranti non sarebbero arrivati". Il vicesindaco leghista è convinto che "qualcuno stia cercando di alzare il tiro politicamente". Mentre per Fabbri si tratta di "propaganda politica in chiave anti Lega".

"Tutta la questione - ha detto all'Agi - è stata seguita da vicino, da me personalmente in qualità di primo cittadino, con modalità ben diverse da quelle con cui sono solite agire le amministrazioni a guida Pd".

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