Volenterosi, i piani per le garanzie. Ma Trump "disarma" il confine Est

Macron: "Truppe a Kiev, sostegno con modalità differenti". Sì ai missili a lungo raggio Donald taglia le risorse militari ai Paesi di frontiera. All'Ue: "Basta petrolio russo"

Volenterosi, i piani per le garanzie. Ma Trump "disarma" il confine Est
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Prima il passo indietro, l'ennesimo, di Vladimir Putin. Poi, il tentativo di passo avanti della coalizione dei Volenterosi in asse con Donald Trump. Una risposta alla solita provocazione dello Zar doveva arrivare e in qualche modo, pur se non decisiva o risolutiva, è arrivata. C'è un'alleanza, forte anche se non omogenea, che sta accanto all'Ucraina invasa e non vuole abbassare la testa di fronte alla prepotenza russa. Probabilmente non basta, ma è qualcosa.

"A tutt'oggi 26 paesi di questa coalizione dei Volenterosi si sono impegnati per inviare truppe in Ucraina come forze di riassicurazione fin dal giorno seguente alla firma di una pace. L'obiettivo non è di fare la guerra ma di garantire la pace e prevenire un nuovo attacco", ha detto il padrone di casa, il presidente francese Emmanuel Macron al termine della riunione di Parigi, definendo "irricevibili e illegali" le condizioni di Mosca e per poi correggere il tiro a seguito delle precisazioni, non secondarie, di alcuni Paesi, tra cui l'Italia che hanno fatto sapere che non manderanno nessun soldato sul campo. "Italia, Polonia e Germania sono fra i 26 paesi che parteciperanno alle garanzie di sicurezza, con un contributo che va dalla rigenerazione dell'esercito ucraino, al dispiegamento di truppe di terra, mare e cielo, o con la messa a disposizione di basi. Ognuno ha le sue modalità di contributo", ha spiegato. Già perché Roma, Berlino e Varsavia sull'invio di truppe sono state categorici. Un dettaglio, forse. Macron sventola come successo il fatto che "gli Stati Uniti sono stati molto chiari: vogliono far parte del lavoro di garanzie di sicurezza. Non darò il dettaglio, non mostreremo i nostri piani alla Russia del signor Putin. I nostri capi di stato maggiore li hanno e sono pronti". Come pronto sembra il via libera alla fornitura di missili a lungo raggio a Kiev.

Dettagli a parte, qualcosa si muove. L'appoggio, l'impegno e l'eventuale interventismo di Donald Trump, come evidente, faranno la differenza. Il leader Usa ha detto ai colleghi europei che l'Europa sta aiutando Mosca a finanziare la guerra contro l'Ucraina con l'acquisto di petrolio russo e questo deve cessare immediatamente. Il tycoon ha ribadito di essere deluso da Putin ma, scaduto l'ultimatum di due settimane da lui stesso lanciato, non ha ancora messo in campo quelle iniziative eclatanti che aveva promesso. Anzi, secondo il Financial Times gli Usa elimineranno gradualmente i programmi di assistenza alla sicurezza per gli eserciti europei lungo il confine con la Russia. Un taglio da oltre 1 miliardo di dollari per addestramento ed equipaggiamento per le forze armate nei Paesi dell'Europa orientale.

"Putin mi ha invitato a Mosca. Credo che se non volete che ci sia un incontro, dovreste invitarmi a Mosca. Non vediamo la loro volontà di porre fine alla guerra", ha detto Volodymyr Zelensky che oggi interverrà in videoconferenza al Forum di Cernobbio e può contare su una solida coalizione al suo fianco. "Tutti uniti per porre fine a questa guerra con una pace affidabile e una sicurezza a lungo termine", ha ribadito, insistendo sul fatto che "deve essere aumentata la pressione sulla Russia", ringraziando tutti in partner ed in particolare Washington. Probabilmente nella speranza che l'ondivago Trump riesca a condizionare in modo decisivo Putin.

L'Europa, in ogni caso, c'è. Perché come dice la presidente della Commissione von der Leyen "la posta in gioco è il futuro e la sicurezza dell'intero continente. Saremo implacabili nei nostri sforzi per mantenere forte l'Ucraina, sicura l'Europa e raggiungere la pace".

Da Mosca, ancora prima del vertice, le parole rabbiose della solita Zakharova contro l'invio di truppe occidentali e quelle al limite del farsesco del ministero degli Esteri: "Kiev e i suoi sponsor europei non hanno desiderio di cercare soluzioni pacifiche". Il coraggio del ridicolo, ulteriore segnale che qualcosa, finalmente, si inizia a muovere veramente.

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