Cronache

"Istigano al terrorismo". Ora la figlia di Moro denuncerà la band P38

La primogenita del politico ucciso barbaramente dalle Brigate Rosse condanna l'esibizione del primo maggio. E ora vuole denunciare la band P38

"È istigazione al terrorismo". Ora la figlia di Moro denuncerà la band P38

Intende procedere per vie legali Maria Fida Moro, figlia dello statista democristiano ucciso dalle Brigate Rosse dopo l'esibizione della band che ha inneggiato alle Br.

Durante il concerto del primo maggio a Reggio Emilia, un gruppo chiamato "P38" si è esibito alla "Festa dell'Unità Comunista" in un circolo Arci di Reggio Emilia. Lì la band, che prende il nome dalla pistola usata nelle stragi degli Anni di Piombo, ha cantato un testo che ha imbarazzato l'intera opinione pubblica. I presenti di quella che doveva essere una festa cittadina erano una sessantina, compreso il presidente del circolo Tunnel, Marco Vicini, che ha difeso la scelta di ospitare la band. "Il trap - ha affermato - per vocazione tratta tematiche estreme e provocatorie". La risposta non è passata in sordina e molti hanno accusato l'inesistenza di controlli. Uno degli album del gruppo infatti si chiama "Nuove Br" e già questo, per qualcuno, doveva essere un campanello d'allarme.

Maria Fida Moro è pronta a denunciare la band. "Qui non si tratta di libertà di pensiero - ha spiegato alla Gazzetta di Reggio - ma è istigazione al terrorismo. Mio padre era contrario a tutto ciò che c'è in quei testi". Quindi, ha aggiunto: "Solo chi è passato per un dolore del genere può davvero capire cosa si prova e può capire che anche una canzone può avere esiti volgari e pericolosi". Anche Lorenzo Biagi, figlio del giuslavorista ammazzato dalle Nuove Brigate Rosse, ha duramente stigmatizzato la canzone cantata al circo Arci di Reggio Emilia. "C’è un limite a tutto - ha commentato sempre alla Gazzetta di Reggio - va bene la libertà di parola e di pensiero, ma questo non vuol dire che questa esibizione debba essere permessa. Io spero che vengano perseguiti per apologia di terrorismo".

I quattro membri della band si autodefiniscono un "collettivo musicale artistico insurrezionale" e affermano che la loro è solo una provocazione per lo show e che non c'era alcuna intenzione di inneggiare al terrorismo. Alle accuse mosse nei loro confronti hanno risposto con un post su Facebook:"Quando si parla di arte, e ancora più quando si parla di musica, è spesso la provocazione a scuotere gli animi, a far voltare le teste, a riuscire a rappresentare un sentimento nuovo ed entrare nel cuore della gente". In realtà, più che entrare nel cuore della gente hanno infangato la memoria di Moro e inneggiato a criminali assassini. E, come se ce ne fosse bisogno, hanno pure concluso: "Sì, lo ammettiamo: siamo di sinistra. Comunisti, direbbe qualcuno. E siamo molto arrabbiati.

Se davvero volete accusarci di qualcosa, recriminateci questo".

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