Cronache

Quel filo rosso che lega Soros e il business immigrazione

Dal muro di Trump alle politiche europee, quelle ong che hanno due comuni denominatori: immigrazione e Soros

Quel filo rosso che lega Soros e il business immigrazione

Il governo ungherese sta testando una barriera metallica a cariche elettriche per prevenirne il superamento da parte degli immigrati che spingono da est. Le autorità di Budapest hanno reso noto che il voltaggio è di appena 900 volt, dunque insufficiente a ferire seriamente una persona. Lo scopo dell’elettricità è infatti quello di avvisare immediatamente la polizia ogni qualvolta vi sia un tentativo di superamento della barriera. Non a caso nell’area è stato installato anche altro tipo di equipaggiamento di sorveglianza come videocamere, sensori termici per il rilevamento del calore corporeo e sistemi di allarme.

La cosa non è pero piaciuta all’ONG serba “Belgrade Centre for Protection and Help for Asylum-Seekers” (BCPHAS) che ha immediatamente accusato Budapest di violare gli accordi europei sui diritti umani e le autorità ungheresi di aggredire in ogni modo gli immigrati, con cani, bastoni e scariche elettriche. Insomma, una vera e propria sala delle torture a cielo aperto a detta della ONG.

Curiosando però sul sito della BCPHAS troviamo un elemento interessante visto che tra i donatori, oltre alla ben nota USAID legata al Dipartimento di Stato americano, troviamo la Open Society Foundations di quel George Soros che proprio pochi giorni fa aveva accusato il Primo Ministro ungherese, Viktor Orban, di aver dato vita a uno “stato mafioso”.

Andiamo ora oltre-Oceano in un altro contesto, quello sulla criminalità, il terrorismo e il narcotraffico nelle Americhe e scopriamo il sito di giornalismo investigativo “Insightcrime” (ISC), con sedi a Washington D.C. e Medellin, Colombia.

Un’organizzazione che pubblica tra l’altro analisi molto interessanti, spesso ben fatte, ma con dei dettagli eloquenti nell’ultimo periodo, una sistematica campagna anti-Trump per quanto riguarda le politiche sull’immigrazione.

Il 25 gennaio 2017 ISC pubblicava un pezzo dal titolo “Trump incarna la tendenza regionale ad incolpare i migranti in relazione alla criminalità”.

Il 22 febbraio ISC usciva con un pezzo dal titolo “Cinque modi in cui il piano di Trump sulle deportazioni aiuta i criminali”.

Il 31 marzo 2017 ISC arrivava addirittura al punto di intervistare tale “Tramposo”, un membro della MS13 salvadoregna, una delle più violente gang a livello mondiale, per chiedergli cosa pensava di Trump. La MS13 è recentemente stata catalogata dal governo salvadoregno come organizzazione terrorista. Un po’ come se in Europa si andasse a intervistare un membro di Boko Haram in Nigeria per chiedergli un’opinione sulle politiche migratorie europee.

Il 16 aprile ISC pubblicava un pezzo dal titolo “Sette cose che Trump sbaglia sulla MS13” dove prendevano le difese delle politiche migratorie dell’amministrazione Obama, ritenute da Trump fallimentari perché avrebbero incrementato la presenza di clicas della MS13 negli Usa.

Nulla di strano, visto che il sito aveva anche criticato la “mano dura” messa in atto dal governo salvadoregno per arginare il fenomeno delle gang che sta devastando El Salvador.

Il 24 maggio il sito usciva con un pezzo dove criticava il budget plan di Trump per l’America Latina e il giorno seguente un altro articolo dal titolo più che eloquente: “Le politiche di Trump mettono a repentaglio la lotta contro la MS13: Polizia Usa”.

Questi sono soltanto alcuni degli articoli anti-Trump pubblicati dal sito ISC in pochi mesi, ma qual è il collegamento con lo scenario ungherese? Ancora una volta la Open Society Foundations di George Soros che è tra i principali finanziatori di ISC, come riporta il sito stesso. Insomma, una vera e propria campagna anti-Trump da parte di un sito che dovrebbe invece occuparsi di analisi, peccato.

Soros lo ritroviamo anche dietro alla Migrant Offshore Aid Station (Moas), un’associazione con sede a Malta che si occupa della raccolta dei clandestini nel Mediterraneo e che ha a propria disposizione due imbarcazioni (Phoenix e Topaz responder), diversi gommoni Rhib e alcuni droni.

Come già riportato dal Giornale lo scorso 22 aprile, Moas ha ricevuto 500mila euro da Avaaz.org, la comunità riconducibile a Moveon.org a sua volta ricollegabile a George Soros. Inoltre, il marito della direttrice di Moas, Regina Catrambone, compare come uno dei finanziatori della campagna elettorale di Hillary Clinton, con una donazione di 416 mila euro.

Non dimentichiamo inoltre un fatto su cui restano ancora molte ombre, a inizio maggio infatti, proprio in concomitanza con lo scoppiare del caso ONG/immigrati, arrivava a Roma proprio George Soros e si recava a Palazzo Chigi per incontrare il premier Paolo Gentiloni.

Perché? Elvira Savino di Forza Italia annunciava addirittura un'interrogazione parlamentare sui motivi della visita che restano ancora oggi poco chiari.

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