Gianfranco Fini poteva essere, o almeno lui lo pensava, l'erede di Berlusconi, ma, non avendo pazienza, tentò il parricidio. Poi venne Angelino Alfano, che di Berlusconi era il braccio destro fin quando ha pensato bene di poterlo sostituire con l'aiuto non degli elettori, ma dei politici di sinistra. A distanza di pochi anni Silvio Berlusconi sta per iniziare da protagonista la sua settima campagna elettorale, mentre i due mancati delfini nuotano in acque agitate. Fini è un pensionato che deve fare i conti con lo scandalo da noi sollevato sulla famosa «casa di Montecarlo». Scandalo che, proprio ieri, si è arricchito di un nuovo, inquietante, capitolo: l'accusa di riciclaggio per due polizze da un milione di euro di dubbia provenienza. Alfano è invece a pietire, a destra e a manca (è proprio il caso di dire), una modifica alla bozza della legge elettorale, in discussione in queste ore, senza la quale lui e il suo partito rischiano grosso, cioè di non entrare nel prossimo Parlamento per mancato superamento della soglia minima, oggi fissata al cinque per cento.
Sono due storie completamente diverse, ovviamente, ma la sorte ha volute farle convergere su un crudele destino comune, come comune ai due è l'ispiratore dei loro tragici errori, ispiratore che risponde al nome di Giorgio Napolitano, all'epoca dei fatti presidente della Repubblica. Provare a fare le scarpe a Silvio Berlusconi è cosa difficile, ma non è reato, anzi, penso che una sfida avrebbe infiammato gli elettori di centrodestra. Farlo non a viso aperto e in modo sleale, tramando con il nemico personale di Berlusconi (Napolitano) e storico degli elettori (la sinistra), però è stato grave e, come dimostrano i fatti di oggi, imperdonabile. Il partito di Fini si chiamava Fli è morto alla prima vera prova elettorale, quello di Alfano rischia seriamente di fare la stessa fine. Del resto mi chiedo perché mai un elettore di sinistra dovrebbe votare l'ex segretario di Forza Italia (o l'ex capo del Msi) e uno di Forza Italia l'uomo che ha provato a distruggere il suo partito.
Gianfranco Fini deve solo
ringraziare il cielo di non essere finito nelle patrie galere, Angelino Alfano può solo sperare che all'ultimo qualcuno gli offra una scialuppa di salvataggio. È nelle mani di Renzi. Diciamo che al suo posto non sarei tranquillo.
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