Cronache

Il fisco contro Maradona, una battaglia lunga 30 anni

Le prime diatribe tra il fisco italiano e Diego Armando Maradona risalgono ai primi anni ’90

Il fisco contro Maradona, una battaglia lunga 30 anni

Una battaglia lunga 30 anni. Le prime diatribe tra il fisco italiano e Diego Armando Maradona risalgono ai primi anni ’90. Poi nel 1999 gli ispettori del fisco contestano ufficialmente a Diego Armando Maradona che tra il 1985 e il 1991, non avrebbe dichiarato tutti i propri redditi.

Il conto presentato allora fu di 60 miliardi di vecchie lire tra imposte evase, sanzioni e interessi di mora, poi rideterminato in 40 milioni di euro. Ecco alcune delle tappe principali della vicenda.

- 1992: "Maradona non deve nulla al fisco italiano", afferma un breve comunicato firmato dal suo manager Marco Franchi dopo notizie di stampa secondo le quali la Diarma, la finanziaria del calciatore, avrebbe dovuto cinque miliardi di lire al fisco.
- 1999: Gli ispettori contestano: Maradona non solo non avrebbe pagato gli importi contenuti nella "maxi cartella" esattoriale da 60 mld di lire ma, ricevuta la notifica, non avrebbe nemmeno contestato le pretese del fisco. - 2000: Maradona può rimettere piede in Italia solo dopo essersi assicurato che i finanzieri non lo fermeranno in aeroporto.
- 2001: A Napoli si forma un maxi collegio di cento professionisti (legali) per difendere, gratis, Maradona. Primo confronto davanti alla commissione tributaria. Ci vogliono le transenne per tenere lontani i tifosi.
- 2003: Maradona è pronto a trovare un’intesa con il fisco per tornare, come riferiscono i componenti del suo collegio difensivo, "da re a Napoli". Appello all’allora presidente del Consiglio Berlusconi.
- 2004: La disputa tra Diego Armando Maradona e il fisco italiano arriva in Cassazione: deve pagare al fisco italiano 30 milioni di euro.
- 2005: Caccia ai compensi: il ’pibe de orò da forfait al programma di Raiuno ’Ballando con le stellè. Il fisco pignora il suo cachet.
- 2006: I finanzieri dopo una manifestazione di beneficenza a Giugliano (Napoli) accompagnano Maradona in caserma dove gli vengono pignorati due Rolex del valore di circa 7000 euro.
- 2007: Il Tesoro aggiorna il ’contò: lo Stato batte cassa per un importo (iscritto a ruolo) di 34.217.855,25 euro, di cui 20.353.109,32 "per interessi di mora". Recuperati 42.000 euro.
- 2009: Equitalia avverte "lo sorvegliamo". All’ex campione del Napoli, in soggiorno presso un hotel di Merano, la Guardia di Finanza e gli ispettori di Equitalia pignorano l’orecchino, del valore di 4.000 euro. L’orecchino andrà in asta e sarà aggiudicato per 25.000 euro. Protesta la difesa: nessuno trattato così in Italia.
- 2011: Il suo nuovo legale, uno specialista nei ricorsi contro Equitalia, ritiene che il caso possa rappresentare una delle tante cartelle pazze". Nuovo ricorso alla Commissione provinciale tributaria di Napoli. Ma la richiesta di sospensiva viene rigettata.
- 2012: "Non sono mai stato condannato dalla Cassazione - dice Maradona - e voglio chiarire per trovare una pace finale con il Fisco e con tutta l’Italia". "Se viene a sanare le sue pendenze con il fisco - dice il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera - ben venga, io sono un suo tifoso".
L’Agenzia delle Entrate dice no ad una proposta di transazione. Poi - dicono i legali del calciatore - si riduce da circa 40 milioni di euro a 34,2 milioni il debito di Diego con il fisco per effetto di una sentenza della Commissione provinciale tributaria di Napoli, davanti alla quale gli avvocati avevano presentato un ricorso. Ma le Entrate smentiscono. Maradona dice di sentirsi «perseguitato» e che chiederà l’intervento di Napolitano.


- 2013: L’avvocato di Maradona annuncia: Maradona ha definitivamente vinto la sua battaglia con il fisco italiano, che pretendeva circa 40 milioni di euro, e "ora può tornare in Italia da uomo libero".

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