"Se da qui in avanti i numeri diminuissero di 300-400 al giorno, come è avvenuto da venerdì a domenica, lo sforzo degli italiani sarebbe completamente ripagato". A dirlo, parlando con il Corriere della Sera, è Francesco Forastiere, epidemiologo impegnato in un gruppo di lavoro sulla "fase 2", che commenta così gli ultimi numeri sui contagi in Italia.
Quello che sta avvenendo in Italia è una discesa a rilento. Già il 31 marzo, infatti, il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro parlò di plateau. Da quel momento ci si aspettava che la curva iniziasse a scendere sempre più rapidamente, invece questo fenomeno evidente in Cina, qui in Italia non si è ancora visto, nonostante il lockdown imposto a tutto il Paese. Dopo i picchi di fine marzo, quando i casi positivi arrivavano a circa 6mila al giorno, secondo i dati della protezione civile, l'epidemia ha iniziato a mostrarsi più debole e la curva a iniziato a scendere timidamente. Si sperava in un'uscita completa dal plateau ai primi di maggio, ma i tempi potrebbero essere maggiori.
"È vero- ammette Forastiere- avevamo aspettative più alte. Però adesso siamo in chiara discesa e ci stiamo avviando verso la fine della prima ondata epidemica". Ma, perché ciò avvenga, avvisa l'esperto, bisogna puntare "con decisione sulla sorveglianza del territorio". A questo si sta lavorando in questi giorni, in previsione della fase 2, con l'aumento di uomini e mezzi per effettuare un servizio di controllo e prevenzione a livello locale.
Ad aver rallentato la discesa dei contagi potrebbero aver contribuito due fattori. Da una parte, i focolai di Covid-19 scoperti nelle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e nelle case di riposo, che nelle ultime settimane sono arrivati a pesare sul conteggio nazionale dei casi positivi. Dall'altra, invece, l'ipotesi della trasmissione del virus all'interno dei nuclei famigliari. In un'intervista al Fatto quotidiano, il capo del dipartimento di malattie infettive dell'Iss, Giovanni Rezza, aveva spiegato, parlando dei contagi avvenuti dopo il lockdown: "Pensiamo che in gran parte siano contatti domiciliari o condominiali, perchè anche nei condomini c'è un certo scambio di contatti personali". Inoltre, sosteneva Rezza, "molti casi sono dovuti alle Residenze sanitarie assistenziali. Poi ci sono gli operatori sanitari. Queste modalità di trasmissione, diciamo di comunità chiusa, hanno continuato ad andare avanti, anche quando è diminuita la trasmissione di comunità aperta grazie al distanziamento sociale".
Il passaggio alla fase 2,
precisa Forastiere, "è legato alla capacità di identificare precocemente i casi e isolare i contatti delle persone positive. È l' arma più importante del Servizio Sanitario".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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