S i apre la Porta Santa ed è Giubileo. Per un giorno, un’ora, un minuto attraversiamo da soli questa porta, senza trascinarvi dentro l’orrore del Califfo, dimenticando che le strade non sono pronte, la Capitale è corrotta e la nazione infetta. Dimenticando che anche la Curia è corrotta e la Chiesa infetta. Alla fine siamo tutti monaci, che viene da monos, uno. Siamo ciascuno a tu per tu con questo groppo di domande, con questo buco nel cuore, bisognoso di tutto. E qui, oggi, proprio oggi, ci viene detto: attraversa quella porta, consapevole che con tutto il tuo orgoglio non sei neanche capace di dare la gioia profonda e durevole a chi ami, figurati a te stesso. Attraversa quella porta come un mendicante e sarai perdonato, la misericordia ti brucerà via il cancro che uccide e trasforma in meschinità gli ideali della giovinezza. Provaci, vieni. Questo ha proposto Papa Francesco. Ha cominciato dalla porta di legno appena verniciato della cattedrale di Bangui, per far vedere che possono attingere a secchi quest’acqua del Nazareno in qualsiasi anfratto di questo.
Il pianeta così ricco di dolore e di sangue. Giubileo, jubilate! Mamma mia, però com’è difficile. Ho sbagliato a dire che siamo chiamati ad attraversare la porta dimenticando. Semplicemente non dobbiamo voltarci indietro nel rimpianto e nel risentimento. Non è un bagno di smemoratezza il tuffo nella misericordia: ma un affidarsi come bambini alle braccia sicure del Padre, dopo esserci perduti ecco che palpita di nuovo lo stupore di una luce. Attraversiamo la porta. In questi giorni due fatti incidono. Uno: la riscoperta del presepe. Ma il presepe non è una bandiera da sventolare in faccia al nemico. È il segno di un mistero accaduto. I bambini lo sanno. C’è una meraviglia che esso ha il compito di suscitare anche nei vecchioni ormai ciechi. Ed è che la noia di un tempo senza significato è spezzata da Dio che si fa bambino, amico, compagnia fino alla morte. Questo Cristo ha ancora qualcosa da dire a quest’uomo europeo post-moderno? Qualcosa di decisivo? Basta la domanda ed essa già trasforma la nausea delle cose ovvie in un palpito. Secondo fatto. Lo ha rappresentato con una satira crudele Maurizio Crozza. La Porta Santa vede accanto al Papa puro e retto una Chiesa gerarchica corrotta e infetta. Non è così, naturalmente. Ciascuno guardi se stesso, e se è onesto saprà di essere bisognoso di misericordia come i prelati faraoni. Ma poi che importa? Ieri era la festa di sant’Ambrogio che definì mille e settecento anni fa la Santa Chiesa «Casta Meretrix». Casta Prostituta.
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