Cronache

Le "staffette della pace" che sfidano la guerra per portare aiuti a Leopoli

Ogni giorno centinaia di giovani ucraine si mettono in fila alla frontiera di Medyka per recuperare gli aiuti e portarli a Leopoli

I volontari bresciano-lodigiani con Natalìa
I volontari bresciano-lodigiani con Natalìa

Tra i polacchi che da un mese tendono le mani ai fratelli ucraini lungo il confine di Medyka sono chiamate “przekaźnik pokoju“, le staffette della pace. Moderne eroine che richiamano alla memoria le partigiane italiane che portavano ordini e rifornimenti alle prime linee della resistenza. E così fanno anche le giovani di Leopoli che ogni giorno affrontano 10-15 ore di file in dogana per arrivare in Polonia, caricare aiuti e riportarli in città dove sono poi smistati ai territori più colpiti e ai bunker in cui da settimane trovano riparo bambini e donne.

Natalia e gli aiuti italiani

Natalìa è una di loro: 19 anni, bionda e sorridente malgrado tutto, dal 24 febbraio è la «staffetta della pace» della parrocchia di Leopoli. Ogni mattina la sveglia suona all’alba per mettersi al volante del van parrocchiale, un vecchio Mercendes svuotato di tutto per renderlo il più capiente possibile. Fatti 50 chilometri a passo d’uomo, Natalìa rimane in fila aspettando ordinatamente il suo turno alla frontiera. Ore di attesa stemperate solo dalle vecchie musicassette suonate con un mangianastri. In Ucraina la Radio non suona più da tempo e internet è un miraggio che apre al mondo esterno solo a macchia d’olio e in prossimità del confine Polacco, dove le reti telefoniche di mischiano tra stati. L’appuntamento con la missione umanitaria organizzata da Avis di Lodi e sostenuta dai comuni di Torbole Casaglia (Brescia) e Tavazzano (Lodi) è alle 11 oltre il “border“, il confine fisico che divide la guerra e la pace in un solo passo d’uomo.

Il carico di solidarietà e la speranza del cessate il fuoco

Così nel “suq della solidarietà“ che si apre sulla sponda polacca, Natalìa si fa riconoscere con una pacca sulla spalla e la domanda più banale: “Siete i miei italiani?“. Una frase studiata a memoria per l’occasione visto che subito spiega di non parlare neppure inglese. E i gesti diventano subito lingua universale. Accostati i due van fuori dal perimetro del campo di accoglienza i volontari bresciano-lodigiani svuotano il ventre della solidarietà con decine di scatoloni con pannolini, pappe e biscotti destinati ai centri di assistenza per le famiglie sfollate del territorio di Leopoli. In altre scatole medicinali e bende che dovranno essere mandate dove la guerra morte di più. Un’ora e tutto è pronto. Natalìa saluta e di rimette in viaggio verso Leopoli, lontana dalla pace e pronta a risvegliarsi dopo poche ore per ripetere il viaggio della speranza con gli aiuti e i pacchi solidali seguiti a distanza dal vice presidente Avis di Lodi, Lorenzo Mascherpa, che ha organizzato il ponte di solidarietà alla frontiera di Medyka. Sul confine Domenico Chiarini e Giampaolo De Benetti, che in 36 ore hanno fatto scorrere 3600 chilometri sotto le ruote del solo van, salutano con un abbraccio e tornano in strada.

Le istituzioni in prima linea

Il sindaco di Torbole Casaglia, Roberta Sisti, è rimasta in contatto con la missione per tutto il tempo e nelle scorse ore ha confermato anche una sorpresa: "Oltre alle medicine consegnate alla staffetta abbiamo accolto anche Ilia, Anastasia e Natalia - ha confermato il sindaco -. C'è ancora la forza di sorridere e sperare. La missione umanitaria organizzata dall'Avis che ha raccolto aiuti da Lodi a Brescia coinvolgendo comuni e volontari è stata importante“. Di più. Mascherpa va oltre: “Sulla frontiera polacco-Ucraina la pressione dei profughi è aumentata nelle ultime ore costringendo alla creazione di nuove tendopoli per la prima accoglienza soprattutto di bambini e donne. Sappiamo di aver fatto del bene, ma non ci fermiamo.

Speriamo la prossima volta di accompagnare la staffetta della pace fino a Leopoli, segno che la guerra sarà finita".

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