Un tempo, secondo i libri di Jules Verne, servivano almeno 80 giorni per fare il giro del mondo. Oggi, fra Rho e Milano, bastano poche ore. L'Expo è il più bello dei «non luoghi» che permette in poco meno dei due km di coloratissimo decumano o qualche fermata di comodo bus, di passare la mattina in Medio oriente e tirar tardi in Sudamerica. I bambini sgranano gli occhi, i grandi si ricordano che di imparare non si finisce mai. Fra i 130 padiglioni dei Paesi e i cluster dedicati a cacao, riso, caffè, spezie, frutta, cereali e pesce, oltre che il pianeta, si nutrono soprattutto la mente e il cuore. Molte nazioni hanno approfittato di Expo per aprire una vetrina turistica sul proprio paese, altri si sono forse limitati all'idea di imbastire un gran negozio di souvenir. La maggior parte dei Paesi, però, ha fatto questo ed oltre, ingaggiando una sorta gioco «senza frontiere» fra la propria tradizione agroalimentare e la tecnologia. Perché raccontare il proprio paese a partire da quello che si mangia è la cosa più saggia, (buona) e antica.
Come insegnava Cesare, che pur romano e quindi figlio della cultura dell'olio, non disdegnò gli spinaci passati in abbondante burro come glieli servirono a Milano e nelle Gallie. E anche così conquistò il mondo. Il tour fra i padiglioni più «in» non può prescindere, per dovere di patria dal Padiglione Italia e dal Padiglione Zero. Ma poi che il viaggio intorno al mondo abbia inizio...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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