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Giusto un anno fa tutto è cambiato

Giusto un anno fa non ero positivo al Covid ed ero pessimista. Avevo trascorso un anno a scrivere che il governo Conte tra mascherine farlocche e banchi a rotelle non era all'altezza, che c'era bisogno di un esecutivo di unità nazionale.

Giusto un anno fa tutto è cambiato

Giusto un anno fa non ero positivo al Covid ed ero pessimista. Avevo trascorso un anno a scrivere che il governo Conte tra mascherine farlocche e banchi a rotelle non era all'altezza, che c'era bisogno di un esecutivo di unità nazionale come dopo il secondo conflitto mondiale, come nel '45, perché la pandemia nei fatti era una guerra. Per un anno mi ero sentito dire da quella parodia che è l'establishment di questo Paese che era da irresponsabili parlare di crisi. Poi a gennaio per la scelta di Matteo Renzi di mandare a casa Conte, che fu tacciata come irresponsabilità ma in realtà fu coraggio; e, ancora, per il coraggio di Silvio Berlusconi di aprire al governo di Mario Draghi e per il coraggio di Matteo Salvini che accettò di essere della partita, si mise in piedi un esecutivo di responsabilità nazionale. Adesso visto il successo nell'azione del nuovo governo - anche perché era impossibile far peggio del precedente - siamo arrivati al punto che coloro che guardavano con diffidenza Draghi ne sono diventati gli aedi del momento. Meglio così.

Quest'anno anche se sono positivo al Covid, a differenza di giusto un anno fa sono ottimista. Perché ho imparato come alla fine pure in questo strano Paese alla lunga il buonsenso paghi. Vale per il virus: ho provato sul mio corpo che se hai fatto tre dosi di vaccino il «mostro» si trasforma in una mezza influenza. Ma anche per il resto, basta che gli appelli alla responsabilità non siano strumentali o solo esibizioni di retorica. Immagino, ad esempio, che il Premier di un Paese in stato d'emergenza, con 120mila contagi al giorno, accetterà alla fine di restare al suo posto senza tentare mille acrobazie per cambiare ruolo. In nome proprio di quella responsabilità che lo ha voluto a Palazzo Chigi. Ugualmente spero che il leader di un Partito che raccoglie gli eredi di Dc e Pci se non avrà il Capo dello Stato che vuole, esiterà ad aprire una crisi e a sfiduciare un personaggio come Draghi in piena pandemia. Come motiverebbe un'opzione, questa sì, irresponsabile? Che c'entra il Capo dello Stato con il governo? L'uomo del Quirinale non deve essere per forza espressione della maggioranza di governo perché non deve garantire l'esecutivo ma l'intero Parlamento. Ecco perché chi si lascia andare a congetture di questo tipo, cedendo al rancore o utilizzando la logica del ricatto, bestemmia sul piano istituzionale. La responsabilità, quella vera, quella che un anno fa voleva Draghi e non Conte, infatti, non si esprime con la nuova espressione che va di moda tra i cultori del veto, quelli che bocciano i nomi con la parola «divisivo», ma accettando il gioco democratico per cui chi è eletto Presidente magari solo da una parte, il giorno dopo diventa il Presidente di tutti. Questa è la vera responsabilità, il vero senso dello Stato, il rispetto che si deve alle decisioni del Parlamento. È successo con Sergio Mattarella a cui Silvio Berlusconi fece arrivare sottobanco 15 voti nelle ultime elezioni (a proposito del personaggio divisivo). È successo con Giorgio Napolitano che nella prima elezione prese appena il 53% dei voti e sette anni dopo fu votato quasi da tutti. E succederà anche in quest'occasione qualunque sia il prescelto. Semprechè qualcuno non dimentichi l'a,b,c della democrazia.

Buon anno a tutti.

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