Gratteri: guadagno 7200 euro. I super stipendi delle toghe

Il pm antimafia Gratteri in televisione rivela la busta paga dei magistrati: 137mila euro all'anno e 45 giorni di ferie

Gratteri: guadagno 7200 euro. I super stipendi delle toghe

Il pm antimafia Nicola Gratteri ha un merito: parla chiaro. E dice una verità che molte toghe fingono di non vedere: «Il problema della corruzione in magistratura c'è, e riguarda il 6-7%, non di più». E non è un problema legato ai soldi. D'altronde si sa, gli stipendi delle toghe sono tra i più alti d'Italia. Guardando alla media delle retribuzioni lorde annue del pubblico impiego la magistratura si colloca al top con 137.294 euro (e 45 giorni di ferie), seguita a distanza da carriera prefettizia (94.293), autorità indipendenti (91.259) e persino carriera diplomatica (87.121): «Guadagniamo bene - conferma il procuratore capo di Catanzaro, ospite di Lucia Annunziata a In mezz'ora - io prendo 7.200 euro al mese, quindi non c'è giustificazione, non è uno stato di necessità, non è il tizio che va a rubare al supermercato per fame». La corruzione in magistratura «ha a che fare con l'ingordigia».

È strano sentire un magistrato ammettere che anche i giudici «sono il prodotto di questa società» e che «l'abbassamento della morale e dell'etica», fa rumore quando riguarda un magistrato corrotto, perché così «la gente si allontana e perdiamo credibilità». Gratteri non fa nomi ma il pensiero corre al magistrato Luca Palamara, ex membro del Csm ed ex presidente dell'Anm (il sindacato dei magistrati), che secondo la Procura di Perugia avrebbe favorito o tentato di favorire alcune nomine in cambio di viaggi, soldi e regali in combutta con alcuni politici Pd. L'indagine ha già portato ad alcune dimissioni eccellenti dentro lo stesso Csm come il Procuratore generale Riccardo Fuzio.

Anche Catanzaro è squassata da una sequela di magistrati finiti nel mirino della Procura della Repubblica di Salerno per favoreggiamento mafioso, corruzione e corruzione in atti giudiziari. Un magistrato della Corte d'appello è stato arrestato perché avrebbe venduto sentenze in cambio di sesso e mazzette. E guarda caso, la stessa Corte d'appello (il cui procuratore capo Otello Lupacchini è stato da poco cacciato per uno scazzo con Gratteri) si conferma sul podio - per il sesto anno consecutivo - per ingiusta detenzione (158 persone nel 2017) e 8,9 milioni di euro pagati alle vittime innocenti.

A stipendi alti non corrispondono neanche processi veloci. Anzi. Per colpa della lentezza della giustizia ogni anno ci sono circa 17mila richieste di indennizzo per «irragionevole durata dei processi» secondo i parametri fissati dalla legge Pinto (tre anni per una sentenza di primo grado, due anni per l'appello e un anno per la Cassazione). Quanto alla produttività dei magistrati è difficile trovare un parametro univoco. Pier Camillo Davigo dice che i giudici italiani sono i più produttivi d'Europa ma non c'è un dato della Commissione europea per l'efficienza della giustizia che ne dia conferma.

E si torna al problema prescrizione, alibi piuttosto che soluzione. E lo conferma Gratteri quando dice «il legislatore serio si preoccupi del perché il fascicolo rimane cinque anni nel mio armadio», non sulla sua scrivania. Ecco perché il pm parla di «mediazione al ribasso» sulla prescrizione perché c'è «una disparità di trattamento» tra chi è assolto e chi è condannato in primo grado, mentre «chi finisce in carcere, che è diventato un contenitore, non sa quando ne uscirà. E non si fa né rieducazione né trattamento». Ancora una volta «il legislatore non fa le modifiche giuste», quelle «per velocizzare il processo senza diminuire i diritti. Perché questa è la madre di tutte le riforme». E come si velocizzano? «Anziché perdere mesi ad appigliarsi sulla prescrizione per velocizzare i processi basta applicare la tecnologia disponibile e rileggere il codice di procedura penale».

Anche perché, tra i magistrati è un segreto di Pulcinella, lo stop alla prescrizione ingolferà ancor di più il sistema.

Nel 2018, secondo i dati forniti dal ministero della Giustizia, i procedimenti penali prescritti in Corte d'appello e Cassazione sono stati 29.862. Dal 2020 questi 30mila processi in più graveranno ogni anno sugli uffici giudiziari. Allungando ancora di più i processi.

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