Cronache

Greta e Vanessa, il giallo degli antibiotici mandati dall'Italia

Le ragazze non avrebbero rivelato tutta la verità ai pm: cos'è successo davvero nei cinque mesi di prigionia?

Greta e Vanessa, il giallo degli antibiotici mandati dall'Italia

Continuano ad emergere particolari sulla vicenda di Greta e Vanessa, le due cooperanti italiane liberate giovedì scorso dopo cinque mesi e mezzo di prigionia in Siria. Una pioggia di polemiche da giorni si abbattute sulla cifra del riscatto che sarebbe stato pagato dal nostro governo per liberarle.

Venerdì le due ragazze hanno trascorso più di quattro ore a colloquio con i pm di Roma che hanno aperto un'indagine sul rapimento. Ma forse non tutto è stato detto. Stavolta, infatti, è l'Huffington Post, che cita alcune fonti dell'intelligence, a rivelare che le ragazze sarebbero state vendute dal loro contatto in Siria, il quale sarebbe stato eliminato poco dopo dai servizi segreti di Assad perché accusato di far parte della resistenza.

La prima ricostruzione dei fatti riportata da Greta e Vanessa ai magistrati, però, getta delle nuove ombre su quanto accaduto nei mesi di prigionia delle due ragazze. Secondo le ultime rivelazioni, sembrerebbe che l'atteggiamento dei rapitori, sempre secondo quanto riportato dall'HuffPost, verso le ragazze sarebbe stato a volte violento. Ed è proprio a causa di queste violenze che una delle ragazze avrebbe cominciato a stare male, al punto da costringere gli intermediari, che nel frattempo trattavano con la nostra intelligence, a richiedere una robusta dose di antibiotici per curarle una pericolosa infezione. Medicinali che, come era già stato reso noto, sono arrivati in tempo in Siria.

Al momento del sequestro, Greta e Vanessa sono state circondate da un gruppo di venti uomini che si sono anche scontrati tra loro per decidere chi avrebbe dovuto prenderle in consegna, e per tutti i cinque mesi di prigionia sono stati solo uomini i carcerieri che le hanno tenute in ostaggio. Almeno tre le prigioni, che la banda ha cambiato per motivi di sicurezza in un territorio dove custodire due ostaggi occidentali per un tempo così lungo non è cosa che passi inosservata. Intanto, sempre l'Huffington Post, pubblica il progetto che le due giovani cooperanti cercavano di promuovere, chiarendo: "Nel gruppo che in quei primi mesi accoglieva i profughi siriani non c'era alcuna organizzazione precisa.

Greta e Vanessa facevano parte di un gruppo di "attivisti", cioè dipendevano solo da se stesse."

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