Cronache

L'ultima equazione della Gruber: i sovranisti sono maschilisti e razzisti

Per la Gruber sovranismo e maschilismo sono la stessa cosa: “Colpire le donne come un nemico è solo una delle strategie che mirano ad aggregare consensi intorno a un’agenda politica populista”

L'ultima equazione della Gruber: i sovranisti sono maschilisti e razzisti

Sovranismo e maschilismo sono due facce della stessa medaglia. Non ne ha dubbi la conduttrice di Otto e Mezzo Lilli Gruber. Dalla conduzione dei telegiornali Rai all’esperienza come eurodeputata eletta nella lista Uniti per l’Ulivo, la Gruber ha anche all’attivo più di una decina di pubblicazioni tra saggi e romanzi. L’ultima fatica edita con Solferino s’intitola “Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone”.

Nè più né meno di un pamphlet famminista. È un modo per rivendicare pari diritti, pari opportunità e più potere. Perché il potere non è né buono né cattivo. È un errore associarlo al compromesso. Non va temuto ma va saputo gestire. La tesi del libro è semplice: c’è bisogno che le donne usino il potere che già hanno per conquistarne dell’altro, mettendo così all’angolo i maschilisti. O meglio: il maschilismo che, a parere della giornalista, va a braccetto con la malattia grave che affligge mezza Europa. Avete capito di cosa stiamo parlando? Del sovranismo.

Colta da un’imporvvisa amnesia, la Gruber sembra aver dimenticato che nella storia della politica italiana l’unico partito guidato da una donna è Fratelli d’Italia e ha una linea marcatamente sovranista. Dettagli. Nel corso di un colloquio con Quotidiano Nazionale, la conduttrice ha preferito richiamare esempi più cari all’agenda progressista. Due su tutti: la paladina contro il cambiamento climatico Greta Thunberg e la capitana no-border Carola Rackete. “Rappresentano la differenza. Il maschilismo - argomenta la Gruber - è innanzitutto paura della differenza, e in questo è alleato del sovranismo, del razzismo, di tutti gli ismi che basano il proprio successo sulla costruzione di un nemico”. E allora sono loro i modelli a cui guardare, le eroine che sconfiggeranno l’uomo nero. Chi sia il convitato di pietra, l’innominato del ragionamento, è facilmente desumibile.

Ma c’è di più. Perchè la Gruber dissimula ancora. Finge di non sapere perché le due siano così invise agli ambienti ascrivibili all’area sovranista. Motivi che non hanno nulla a che vedere con la loro identità di genere. “Colpire le donne come un nemico - denuncia - è solo una delle strategie che mirano ad aggregare consensi intorno a un’agenda politica populista, basata sulla paura e non sui contenuti”. Insomma, il messaggio conclusivo è: “Pace a tutti gli uomini di buona volontà.

Ma guerra agli altri”.

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