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Guai a criticare le influencer: io "lapidato" dalle femministe

Guai a criticare le influencer: io "lapidato" dalle femministe

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Guai a criticare le influencer: io "lapidato" dalle femministe

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D unque, non sono più su Instagram, il mio account è stato chiuso. Ma facciamo un passo indietro, sentite questa. L'altro ieri è uscito un mio articolo satirico sul Giornale sulle book influencer di Instagram, prendendo spunto da Carolina Capria, una influencer che legge solo libri di donne, dandole della sessista, perché non c'è niente di più offensivo per una donna che pensare che i libri siano belli perché scritti da una donna per le donne. Concetto semplice.

E poi divagando su altre book influencer, definendole delle vetriniste, perché a tutte quelle fotine di tavole apparecchiate e fiorellini che mettono insieme Fabio Volo e William Faulkner già Baudelaire avrebbe dato fuoco. Insomma, un attacco contro il gusto kitsch di queste tizie.

Non l'avessi mai fatto, anzi siccome sono io meno male che l'ho fatto. Partono centinaia di insulti su Twitter, secondo cui sarei un vecchio maschilista impotente che non capisce le giovani generazioni. Una mi scrive «si vede che non trombi», molto femminista. Nel mio articolo en passant parlavo del mio amico Gipi, grande fumettista, per dire che con lui gioco a Call of Duty, ed è stato sommerso da richieste di dissociarsi da me, ha dovuto fare un post per dichiarare che è mio amico a prescindere da quello che scrivo, ripreso dal Corriere della Sera, dove apprendo di essere «uno scrittore di destra» (strano, al Giornale pensano io sia di sinistra, mi sopportano per questo).

Finita qui? No. Anche al mio amico Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro di Torino, viene chiesto di dissociarsi dal mio articolo, e si dissocia dicendo che litighiamo da anni ma questo non significa non poter essere amici. Roberto Burioni, su Twitter, invece esprime apprezzamento, e viene bersagliato da femministe impazzite, e va da sé anche a lui chiedono di dissociarsi. Burioni non ha paura di nessuno e twitta: «Non mi piace la scrittrice Elena Ferrante. Ho riso di un articolo di Massimiliano Parente dove definiva i suoi libri ottimi per appoggiarci il caffè e mi hanno dato del maschilista. Se avessi scritto la stessa cosa di Camilleri (che egualmente non mi piace) sarei stato femminista?». Interviene poi Emilio Pappagallo, il direttore di Radio Rock, che sulla questione ieri mattina ci ha portato avanti due ore di trasmissione, non dissociandosi ma anzi rincarando la dose, e definendo queste signorine «un branco fascista che usa gli stessi mezzi del peggior machismo».

Finita qui? No. Questa mattina mi sveglio e devo cancellare un centinaio di insulti dal mio account Instagram, bersagliato da commentatrici con nick evocativi tipo Clitoridea e accuse di sessismo soprattutto sotto una foto di mia figlia di 7 anni: «Poveretta», «che padre di merda ti troverai», «stai attenta chissà cosa può farti». Finita qui? No, nel pomeriggio Instagram cancella il mio account, per le migliaia di segnalazioni scatenate da queste invasate senza arte né parte. Che tra l'altro dicono a me, che scrivo romanzi da quasi 25 anni, ristampati e studiati nelle università, di documentarmi su chi sono loro, il mondo al contrario. E che rosico. Come no, rosico perché non sono un book influencer e non ricamo l'uncinetto davanti a un libro della Ferrante.

Finita qui? Quasi. Interviene per ultimo, Piersandro Pallavicini, uno dei più lucidi ed eleganti scrittori italiani, con un lungo post che potete leggere sulla sua pagina Facebook, che finisce così: «La reazione più frequente è stato il vecchio, penoso, classico commento derisorio: Scrittore poco noto che cerca di farsi pubblicità. Ora magari mi confondo, e questo genere di commenti è arrivato non dai book influencer stessi ma dai loro sostenitori, e in questo caso come non detto. Se fossero arrivati proprio dai book influencer citati da Massimiliano, o da altri che svolgono la medesima attività, in una specie di forma di solidarietà, ecco che la mia paranoia diventerebbe paura di qualcosa di reale: ma che parli a fare di libri se non sai neanche chi è Massimiliano Parente?».

Finita qui? Sì, e meno male non ho più voglia di fare sesso con nessuna per conto mio, altrimenti me l'avrebbero fatta passare loro.

Sebbene, a parte il mio account Instagram, che chissenefrega, speriamo non riescano a far chiudere per sessismo anche Youporn, almeno quello.

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