La Guardia Costiera blocca tutto: scatta il "trappolone" per l'Ong

Il team di soccorso di Mediterranea Saving Humans non può salire a bordo della Mare Jonio, che rimane quindi attraccata in porto a Pozzallo. L'ira degli attivisti contro il governo

La Guardia Costiera blocca tutto: scatta il "trappolone" per l'Ong

La Guardia Costiera ha notificato il divieto di imbarco sulla Mare Jonio al team di ricerca e soccorso dell'Ong Mediterranea Saving Humans, l'organizzazione proprietaria della nave attualmente ancorata a Pozzallo.

A riferirlo sono stati gli stessi attivisti su Twitter, i quali hanno accusato il governo di voler “ostacolare ed impedire di fatto la presenza in mare di tutte le organizzazioni civili”. Un'accusa importante lanciata verso l'esecutivo giallorosso, che potrebbe minare definitivamente il rapporto tra le Ong e il Conte II.

Il provvedimento della Guardia Costiera

A notificare l'atto con cui è stato vietato l'ingresso a bordo del team di ricerca, sono stati gli uomini della Guardia Costiera di Pozzallo diretti dal comandante della locale Capitaneria di Porto, Donato Zito. Il motivo del provvedimento sta soprattutto in un passaggio contenuto nel documento dell'atto: “I profili dei tecnici non hanno alcuna attinenza con la tipologia di servizio svolto dalla Mare Jonio”, si legge.

In poche parole, la nave Mare Jonio non è registrata come nave di ricerca e soccorso e dunque non può imbarcare tecnici deputati a questo scopo. Così come gran parte delle navi Ong, anche questo mezzo è registrato come mercantile con funzioni di cargo, monitoraggio e sorveglianza, da qui la decisione della Guardia Costiera di Pozzallo di negare l'accesso al team di soccorso. Nel Rina, il registro navale italiano, è stata riconosciuta una notazione in classe alla Mare Jonio come “naviglio attrezzato per search and rescue”. Ma, hanno fatto sapere da Pozzallo, la Capitaneria non ha riconosciuto questa specifica nota e il provvedimento è stato confermato.

“L'imbarco dei tecnici Fabrizio Gatti e Georgios Iason Apostolopoulos risulta ingiustificato perché - si legge nel documento notificato - il primo è tecnico armatoriale paramedico che presterà la sua attività in supporto dell'osservazione e monitoraggio in mare, l'altro è ricercatore-osservatore esperto in diritti umani in mare nell'ambito delle attività di monitoraggio svolte dalla Mare Jonio nel quadro del progetto Mediterranez Saving Humans”.

La reazione dell'Ong italiana

La replica di Mediterranea non si è fatta attendere: “Questo è il primo diretto contro il soccorso in mare – ha dichiarato a Repubblica Luca Casarini, primo capomissione della Mare Jonio – Si impone che le navi non siano attrezzate per farlo contro tutte le convenzioni Solas, Unclos e Amburgo sulla sicurezza in mare”. Sui social, nonostante la decisione non sia di natura politica visto che è un atto della Guardia Costiera, sono furenti le reazioni contro il governo.

La parola più usata è quella di “continuità”, accusando quindi l'esecutivo giallorosso di non aver attuato alcuna discontinuità dal governo gialloverde: “Si tratta evidentemente di una mirata persecuzione amministrativa e giudiziaria che nasce da una precisa volontà politica del governo – si legge nelle dichiarazioni rilasciate dagli attivisti di Mediterranea Saving Humans – e contiene un messaggio chiaro e terribile e ha un altrettanto micidiale obiettivo. Il messaggio del governo è: vietato soccorrere vite umane che si trovano in pericolo in mare, l'obiettivo del governo è ostacolare ed impedire di fatto la presenza in mare di tutte le organizzazioni civili. Con i provvedimenti adottati da oggi viene di fatto bloccata l'attività di missione nel Mediterraneo della Mare Jonio”.

La

nave era tornata in navigazione lo scorso 9 giugno dopo che durante il lockdown era rimasta ancorata in porto. L'ultima missione è terminata lo scorso 13 settembre, quando la Mare Jonio ha portato a Pozzallo 25 migranti.

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