Coronavirus

Una guerra che ci cambia

Una guerra che ci cambia

È impressionante vedere come, in certe circostanze, un'intera società stabile in cui era difficile produrre il minimo cambiamento, improvvisamente si trasforma, cambia natura. Il caso più frequente è quello della guerra. La società pacifica,serena, gaudente, viene improvvisamente militarizzata e milioni di persone che vivevano comodamente e avevano paura di un raffreddore, accettano di andare a morire in gelide trincee.

Noi veniamo da vent'anni di mondializzazione e di sfrenatezza in tutti i campi, da uno stato di disordine crescente in tutti i suoi settori. Da quello economico-finanziario, al campo delle migrazioni e a quello ecologico con le avvisaglie dei grandi incendi e dello scioglimento dei ghiacciai, fino a quello umano con lo sfacelo dei rapporti famigliari e affettivi. Ma la gente non avvertiva il pericolo. Ha visto la mondializzazione come l'avvento del paradiso in terra e internet ha dato a molti il senso di essere onnipotenti, di poter fare tutto senza freni morali. Però non è stata un'epoca creativa. Le più grandi scoperte dell'epoca, internet stessa, sono state usate per vendere, commerciare, arricchirsi, distrarsi, divertirsi. Era una società senza meta, senza futuro, senza progetto.

Quando è avvenuta la catastrofe Coronavirus la classe dirigente era instupidita, impreparata e distratta. Ancora adesso a distanza di mesi molti Paesi non hanno capito nulla. In Italia, per fortuna, sono intervenute le Regioni più progredite: la Lombardia e il Veneto e poi, in ritardo, lo Stato. Avviene sempre così: il sistema disordinato viene riordinato in modo autoritario. Tutto il potere oggi è concentrato nelle mani del governo che agisce in modo dittatoriale e la gente, abituata alla libertà assoluta, ora stupefatta e impotente, segue leggi e regole di tipo militare.

È una strada inevitabile, ma occorre che l'attuale governo si accorga dei suoi limiti e lasci fare molto alle intelligenze e alla creatività, abbondanti in Italia, e ai poteri locali. Lasci liberi gli imprenditori italiani di inventare, di ingegnarsi, di trovare soluzioni.

Distrugga rapidamente ogni tipo di freno burocratico che ha paralizzato e paralizza la creatività del Paese.

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