Cronache

La guerra delle fake news: così si manipolano i media

Comprendere come funziona la macchina della disinformazione. Per combattere (e vincere) la battaglia delle bufale

La guerra delle fake news: così si manipolano i media

"Io mi chiedo che cosa succederà dopo queste elezioni? Che cosa succederà alla stampa? Non si è mai vista una stampa così compatta e unita contro un candidato (...). Che cosa succederà ora che la stampa non ha più forza?". Basterebbe questa frase, pronunciata da Giovanna Botteri all’indomani dell’elezione di Donald Trump, per capire l’importanza e il peso politico di quello che, non a caso, è stato definito “quarto potere”. Politica e bugie, e soprattutto menzogne e guerra, vanno a braccetto. Lo abbiamo visto in Libia, Ucraina e Siria, solo per citare i casi più recenti. Se invece vogliamo andare a ripescare qualcosa del passato, possiamo citare il grande storico francese Marc Bloch che ha dedicato alcune sue riflessioni proprio all’uso strumentale delle false notizie durante il primo conflitto mondiale. Ma questa è, appunto, storia.

Ciò che ci interessa è invece comprendere come funziona la macchina della disinformazione, un tema che è stato toccato dall’evento La manipolazione delle notizie, organizzato dai fratelli Della Cagnoletta e del comune di Sondrio. Sul palco, Laura Lesèvre, project manager de Gli Occhi della Guerra, Andrea Pontini, Ceo de ilGiornale.it, Fausto Biloslavo, storico inviato di guerra de ilGiornale e Andrea Indini, caporedattore de ilGiornale.it. In collegamento Skype, il presidente della Rai, Marcello Foa. A fare gli onori di casa, tutta la giunta e l’assessore alle Pari Opportunità, Barbara Dell’Erba.

Ed è proprio Foa a spiegare: “Da giornalista mi sono sempre chiesto quali sono gli strumenti che possono alterare tutta la stampa, ovvero come è possibile che in alcuni casi si possa imporre solamente una versione?”. La comunicazione - prosegue sempre Foa - rientra in quella che è stata definita guerra asimmetrica e che è orchestrata dagli “stregoni della notizia”, ovvero da ex giornalisti che, conoscendo i meccanismi dell’informazione, cercano di portare avanti una determinata agenda politica.

Questa guerra asimmetrica si sta combattendo anche in Libia. La propaganda di Khalifa Haftar, per esempio, ha pubblicato le foto di alcuni miliziani di Tripoli che sventolano la bandiera nera per accusare Fayez al Sarraj di esser sostenuto dai jihadisti. Una battaglia fondamentale, quella dell’informazione, tanto che l’uomo forte della Cirenaica ha organizzato un dipartimento ad hoc per diffondere notizie contrarie a Tripoli, come spiega Biloslavo, da poco tornato dalla Libia.

Fake news, o balle, che tormentano la Libia dal 2011, da quando fu abbattuto Muammar Gheddafi. Il Rais, intervistato da Biloslavo, aveva previsto tutto: gli sbarchi di migranti in Italia, il terrorismo e perfino la sua stessa morte. Eppure quelle parole sono rimaste inascoltate e la realtà della Libia, ormai un Paese distrutto, è sotto gli occhi di tutti.

Ma come si può combattere questa “battaglia” dell’informazione? Lo spiega Andrea Pontini che, parlando de Gli Occhi della Guerra, dice: “Raccontiamo il mondo in presa diretta, mandando reporter di ogni colore politico in ogni angolo del globo per raccontare storie, con un’unica richiesta: che raccontino la realtà con lealtà”.

Ed è per questo che, a partire dal 13 maggio, Gli Occhi della Guerra diventeranno InsideOver, due nuovi siti, uno in italiano e uno in inglese, che continueranno a raccontare il mondo in presa diretta.

Con passione e lealtà.

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