Guerra in Ucraina

Una guerra ormai impossibile

La pace in questo momento sembra impossibile. Ma la continuazione della guerra in Ucraina lo è ancor di più

Una guerra ormai impossibile

La pace in questo momento sembra impossibile. Ma la continuazione della guerra in Ucraina lo è ancor di più. I primi a pensarlo sono Joe Biden, il segretario di Stato Antony Blinken e il capo della Cia William Burns. Ma anche Vladimir Putin, pronto a riaprire le forniture di gas all'Europa, è in fondo convinto che una sembianza di vittoria, seppur risicata, rappresenti ormai un'ottima via d'uscita da un conflitto capace soltanto di logorarne il potere.

La tenuta della Russia - per quanto né Washington, né Mosca possano ammetterlo - rappresenta dunque il vero motivo capace di favorire un negoziato tra Cremlino e Casa Bianca. Putin non ha scordato il crollo di un'Urss ridotta al collasso dalla guerra in Afghanistan e dalla spinta al riarmo dell'amministrazione Reagan. E capisce che la competizione con l'apparato bellico statunitense sul fronte ucraino rischia di riproporre lo stesso nefasto scenario. Ma per Casa Bianca e Cia una Russia nel caos e seimila testate nucleari pronte a finire in mani ben più incontrollabili di quelle attuali rappresentano una prospettiva assai più inquietante dell'attuale conflitto. Anche perché risorse energetiche e materie prime sfuggite al controllo del Cremlino trasformerebbero la Cina nella principale potenza mondiale. Ma Washington, prontissima - guarda caso - a far coincidere l'invito di Volodymyr Zelensky al Congresso con l'annuncio d'un imminente partita negoziale, ha altre buone ragioni per trattare.

Grazie al pacchetto comprendente i missili Patriot promesso il 21 dicembre, le forniture militari garantite a Kiev da Biden superano i 21,9 miliardi di dollari. Un record che sancisce l'avvenuto passaggio dell'Ucraina nell'orbita della Nato. Una realtà di fatto difficilmente modificabile e ben più cruciale, nel quadro della strategia globale statunitense, dell'eventuale ritorno all'Ucraina di Crimea, Donetsk o Lugansk. Anche perché la restituzione di tre regioni abitate in maggioranza da filo-russi renderebbe impossibile qualsiasi cessate il fuoco.

Ma a rendere ancor più inaccettabile la continuazione della guerra s'aggiunge la condizione di Gran Bretagna e Ue. L'amministrazione Usa è consapevole che la situazione dei governi europei si fa sempre più insostenibile e rischia di trasformarli in alleati recalcitranti. Per questo le ragioni di uno Zelensky costretto a invocare la guerra ad oltranza da una Kiev alle corde appaiono oggi fra le meno influenti. Soprattutto per una Casa Bianca convinta che un risicato successo russo in Crimea e Donbass possa restare confinato nel quadro di una riaffermata egemonia globale dell'America.

E di un'ulteriore, effettivo, allargamento della Nato.

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