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L'allarme di Draghi: la crisi climatica porterà guerre e terrorismo

Il premier al Cop26: ci sono trilioni di euro, usiamoli

L'allarme di Draghi: la crisi climatica porterà guerre e terrorismo

La sfida sul clima dei 197 capi di Stato e di governo arrivati ieri a Glasgow è improba. E lo sa bene Mario Draghi che si presenta in Scozia dopo la lunga e complessa trattativa del G20 di Roma che anche grazie alla mediazione della presidenza italiana si è chiusa con un compromesso. Una mediazione forse al ribasso, ma che ha evitato che il summit dei venti grandi del mondo dello scorso week end si trasformasse in un gigantesco buco nell'acqua, compromettendo l'esito della Cop26 ancor prima che iniziasse.

È per questa ragione che nel suo intervento alla cerimonia di apertura della conferenza di Glasgow, il premier italiano auspica che si vada «oltre quello che abbiamo fatto al G20». «Dobbiamo accelerare il nostro impegno a mantenere l'aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi e aggiunge agire velocemente e in modo più deciso». Draghi sceglie di evitare i toni tragici del premier inglese Boris Johnson («siamo a un minuto dall'apocalisse») o del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres («stiamo andando verso la catastrofe, fallire sarebbe una sentenza di morte»). Ma non nasconde quelle che saranno le ripercussioni del cambiamento climatico sul mondo: tensioni sociali, guerre, terrorismo e nuovi flussi migratori. È quindi necessario, ribadisce, «un salto quantico nella lotta contro il cambiamento climatico».

Il previsto aumento delle temperature globali, spiega l'ex numero uno della Bce, è infatti destinato a «influenzare la vita sul nostro pianeta in modo drammatico». «Da incendi e inondazioni catastrofiche, allo scolorimento delle barriere coralline alla perdita di biodiversità, l'impatto del cambiamento climatico - aggiunge - è già fin troppo evidente». Il che, peraltro, comporta anche un elevato costo economico, soprattutto per i Paesi più poveri. «Il prezzo dei disagi per le famiglie e le aziende nei Paesi a basso e medio reddito - dice - ammonta a ben 390 miliardi di dollari l'anno». Inoltre, il cambiamento climatico «ha anche gravi ripercussioni sulla pace e la sicurezza globali», perché «può esaurire le risorse naturali e aggravare le tensioni sociali» oltre a «portare nuovi flussi migratori» e «contribuire al terrorismo e alla criminalità organizzata». Insomma, «il cambiamento climatico può dividerci», perché destinato a portare una grandissima instabilità globale.

A questo, dunque, porterebbe un fallimento della Cop26, che ha la pesante responsabilità di trovare un accordo entro il 12 novembre. È quindi arrivato il momento, prosegue Draghi nel suo intervento, di «aumentare i nostri sforzi nel campo del finanziamento per il clima» e «riunire il settore pubblico e quello privato in nuovi modi». Abbiamo «decine di trilioni di denaro privato disponibile», ma «dobbiamo usarli», «dobbiamo trovare il modo intelligente di spenderli». Insomma, «i soldi non sono un problema». Ora, «tutte le banche multilaterali, in primis la Banca mondiale, devono muoversi». E il primo passo in questo senso è iniziare a investire in «energie alternative», così che sia «possibile fruirne a pieno nel giro di pochi anni», visto che «nel lungo periodo le energie rinnovabili possono avere dei limiti» e «non essere sufficienti per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati per il 2030 e il 2050».

«Un processo, questo, nel quale vuole ritagliarsi una leadership?», gli chiedono a sera in conferenza stampa. «Io candidarmi a leader di qualcosa? No, no... per carità», risponde Draghi.

Forse con uno sguardo anche ai prossimi appuntamenti della politica di casa nostra.

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