Ha stuprato anche una bambina. Finito l’incubo del maniaco seriale

Inchiodato dai video del metrò. Sarebbe stato lui ad aggredire una tredicennne e una donna. L’appello della polizia: "Ci sono altre vittime, lo denuncino"

Ha stuprato anche una bambina. Finito l’incubo del maniaco seriale

Milano - È fidanzato? «Dice di avere una ragazza. Ma noi, a dire il vero, non ne abbiamo trovato traccia». Per capire chi sia davvero lo stupratore seriale Luca Terranova forse conviene partire da quest’ultima frase, buttata lì quasi per caso dagli inquirenti al termine della conferenza stampa. Sono le sei e mezza di ieri pomeriggio, e nell’ufficio del procuratore aggiunto Piero Forno si sta per concludere il briefing che mette la città di Milano di fronte ad una sorta di incubo che si materializza: qui, nelle strade di una città che ha fatto della sicurezza il suo slogan, si è mosso per mesi uno stupratore seriale. Terranova era in carcere da dieci giorni per avere violentato una ragazzina. Ieri, nella cella del reparto «protetti» dove è rinchiuso, gli hanno portato un altro ordine di cattura: è stato lui a sequestrare e violentare ripetutamente, per ore, in una casa del centro di Milano, poco lontano da via Manzoni, una donna di quarant’anni. Era il 26 gennaio. Quando ha visto la foto, nell’album fotografico che le hanno sottoposto i poliziotti della Mobile, la donna lo ha riconosciuto senza incertezze. Poi ha avuto una crisi di pianto, perché solo in quel momento ha capito che il suo aguzzino non avrebbe più potuto braccarla.
L’esame del Dna ha fatto il resto, dimostrando «al 99 virgola 9 periodico di certezza» (parole di Piero Forno) che il liquido seminale recuperato addosso alla donna è di Luca Terranova. Ma nessuna video in cui viene ripreso in metrò, nessuna analisi genetica è in grado di raccontare per ora il profilo del maniaco, il percorso mentale che ha portato quest’uomo in apparenza comune a battere a caccia di prede il metrò di Milano. Si sa che ha 32 anni. Che è piuttosto basso di statura, un metro e sessanta o poco più, e inizia da poco ad essere stempiato. Che è nato a Milano, dove ha ancora una casa, ma vive in provincia di Firenze, in una cascina dove alleva bestie da cortile. Non risulta che abbia un lavoro e non è chiaro come viva. Ma si sa che ogni tanto tornava a Milano, prendeva il metrò e si metteva in caccia.
Quanti ce ne sono, ancora, là fuori, come lui? Non pochi, se - come rende noto ieri per la prima volta la Procura - nell’ultimo mese è stata violentata quasi una donna al giorno. Sette erano minorenni. Due pm in Procura lavorano solo su questi fascicoli, incrociando dettagli, modus operandi, le scarne descrizioni delle vittime. È così che si è arrivati a incastrare Terranova anche per il secondo stupro.
Era finito in cella due settimane fa, accusato di avere violentato in aprile una ragazzina di tredici anni: la sospinse nell’androne di casa, e non si fermò neanche quando lei per cercare di scamparla le disse di essere ancora più piccola, «ho undici anni, lasciami stare». A mettere la Mobile sulle sue tracce anche per un’altra violenza è stata la pistola con cui aveva minacciato la piccola. Un dettaglio inconsueto, in questi reati.

E un pm si è ricordato che un’arma compariva anche nell’aggressione del 26 gennaio. Quel giorno aspettò al varco la vittima che rientrava con le borse della spesa e la costrinse a salire in casa. Poi, l’inferno.

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