Cronache

Urla, sputi e insulti dai detenuti. I Bianchi: "Beviamo solo acqua?"

Nuovi testimoni pronti a inchiodare i quattro accusati dell'omicidio del 21enne Willy Monteiro Duarte

Urla, sputi e insulti dai detenuti. I Bianchi: "Beviamo solo acqua?"

Erano stati appena arrestati dai carabinieri quando i fratelli Bianchi, Gabriele e Marco, hanno chiesto: “Ma adesso saremo costretti a bere l'acqua di rubinetto?”. Willy Monteiro Duarte era stato poche ore prima picchiato a morte e l’unica preoccupazione dei due accusati era sapere se da quel momento avrebbero bevuto solo acqua del rubinetto.

Fratelli Bianchi: "Da adesso solo acqua del rubinetto?"

Secondo quanto riportato da Il Messaggero, sarebbe questa la domanda che hanno fatto i due fratelli poco prima di entrare nel carcere romano di Rebibbia. Per loro, fissati con la cura del proprio corpo, l’idea di non poter bere acqua minerale deve essere sembrato terribile. Ma i loro problemi in questo momento sono ben altri. Con Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, i due sono accusati dell’omicidio di Willy, il 21enne morto la notte tra il 5 e il 6 settembre in piazza a Colleferro, zona a sud della Capitale.

Nella mattinata di oggi, lunedì 14 settembre, Mario e Massimiliano Pica, gli avvocati dei Bianchi e di Pincarelli, presenteranno il ricorso al Riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. I legali cercheranno di confutare le ragioni che hanno portato a cambiare il capo di imputazione da omicidio preterintenzionale a volontario. Sarà quindi compito del Riesame decidere se rigettare la richiesta o accoglierla. In quest’ultimo caso i tre assistiti potrebbero avere i domiciliari. Fino a questo momento Francesco Belleggia è l’unico ad aver avuto gli arresti domiciliari dopo che aveva svelato il patto del silenzio avvenuto sull’Audi Q7, subito dopo la morte di Willy.

Gli avvocati Pica nei giorni scorsi avevano chiesto al giudice e ai vertici del Dap, la Penitenziaria, di tenere conto delle circostanze dell'arresto e dei rischi connessi. Il loro fine è quello di tutelare l'incolumità dei loro assistiti "che hanno diritto a una giusta detenzione”. Il timore è che vi possano essere nei loro confronti manifestazioni di odio e rappresaglie da parte di altri detenuti. Come riportato da Il Messaggero, al loro passaggio in carcere ci sarebbero stati sputi, accompagnati da urla: "Non vi vogliamo". Rebibbia è un carcere dove di solito arriva chi è già stato condannato, ma in tempi di Covid, ospita anche coloro che sono in attesa di giudizio.

Nuovi testimoni

Intanto nuovi testimoni si sarebbero presentati in modo spontaneo ai militari per raccontare quanto visto la notte del pestaggio. Esaudendo in questo modo la richiesta del primo cittadino di Colleferro, Pierluigi Sanna. Il sindaco aveva fatto appello a chiunque avesse visto qualcosa di farsi avanti e parlare. E, nel caso, di testimoniare nell’aula di tribunale. Sarebbero circa una quindicina i testimoni che hanno deciso di presentarsi in caserma, sia giovani che adulti, uomini e donne. Tra questi ci sarebbero anche i buttafuori dei locali presenti in zona che erano accorsi appena sentite le urla. Le varie testimonianze coinciderebbero. Tutti gli indagati sarebbero stati visti picchiare Willy. Nessuno escluso. I fratelli Bianchi, secondo quanto emerso, appena scesi dall’auto avrebbero iniziato a sradicare i cestini dell’immondizia e a sferrare pugni e a dare prova di mosse di arti marziali. “La famiglia del ragazzo non cerca vendette, né clamore, solo giustizia.

Noi contiamo che il processo inizi entro dicembre” ha reso noto l’avvocato Domenico Marzi.

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