Cronache

I nuovi bigotti non dicono mai «no» ai figli

«Siete dei bigotti», ha detto ieri mattina un ascoltatore a Maria Latella e al sottoscritto che, alla rassegna stampa di Radio24, avevano osato dire che non è bello che bambini di 13, 12, 11 e 10 anni vadano a concerti che cominciano all'una di notte, per giunta in una bolgia innaffiata di alcol e stordita (...)

(...) dalla droga, per giunta a sentire truzzi tatuati fin nei lobi delle orecchie che cantano di troie, di canne, di suicidio. «Bigotti», è questo il termine con cui si scomunica chi magari pensa che ai figli qualche volta si debba dir no. Orrore. Bigotti.

E poi «moralisti». Eccola qui, l'altra parola magica con cui si riduce al silenzio il vecchio babbione: «moralista». E che cosa volete che siano certe canzoni di oggi: e allora i Rolling Stones? E allora i Beatles con le loro Yellow Submarine e Lucy in the Sky with Diamonds? Non erano forse allusivi inni alla droga? E poi perché stupirsi se i bambini sentono certa roba? Non ve ne siete accorti prima? E i giornali, perché ne parlano solo adesso? Perché si svegliano solo adesso? Dov'erano, prima di Corinaldo, i giornalisti moralisti? E poi, e poi, ma non avete capito che questo è il mondo di oggi? Ma in che mondo vivete? Adeguatevi!

Ed ecco il punto. Sì, questo è il mondo di oggi, e quindi i bigotti, i moralisti, sono appunto quelli che seguono il mondo di oggi. Perché questo è il paradosso: che per «bigotto» e «moralista» si intende soprattutto chi segue l'onda, chi si adegua al pensiero dominante, insomma s'intende il conformista; e oggi l'onda, il pensiero dominante, il conformismo non è saper dir di no ai figli quando bisogna dir di no, non è dire che le scemenze dei trapper tamarri sono scemenze, non è dire che la droga fa male, compresa quella cosiddetta leggera.

Il vero bigottismo e moralismo, oggi, è dare del bigotto e del moralista a chi non si adegua.

I giornali si svegliano solo adesso sulla miserabile e pericolosa realtà di tante discoteche? E allora? Siccome i giornali si svegliano tardi, non è forse vero che quella realtà è miserabile e pericolosa? È vero, purtroppo, che c'è voluta una strage perché si parlasse del problema. Ma c'è voluta una strage proprio perché oggi il bigottismo e il moralismo dominante impongono di non parlar male dell'andazzo.

La strage, è ovvio, non è colpa né di Sfera Ebbasta, né della sua musica, né dei genitori che hanno portato i bambini a quell'ora in discoteca. Ma a genitori reazionari come il sottoscritto non andrebbe bene neanche se la propria figlia più piccola, che ha dieci anni, da un concerto del genere tornasse illesa: perché una bambina di dieci anni a un concerto del genere semplicemente non ci deve andare. Insiste? Le si dice di no.

E lasciamo perdere i Beatles e i Rolling Stones: non è vero che non è cambiato niente, una volta le discoteche chiudevano prima di quando aprono adesso, e a quattordici anni sentivamo Passerotto non andare via, altro che Sfera Ebbasta. Certo non è colpa dei bambini se sentono certa roba, così come non è colpa loro se il consumo di droghe è diventato infinitamente più diffuso e soprattutto più precoce: ma non capisco perché si debba bollare con un «bigotto» e con un «moralista» chi prova a chiamare ogni cosa con il proprio nome.

Ci vorrebbe un po' di buon senso. E il buon senso c'è, ma se ne sta nascosto, come diceva il Manzoni, per paura del senso comune.

Il quale è il vero, nuovo bigottismo e moralismo.

Michele Brambilla

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