Una differenza c'è, anche se spesso vengono assimilati. Le parole fanno questo "scherzo". Quando però Matteo Salvini parla di profughi istriano-dalmati e dei migranti di oggi, ci tiene a sottolineare le differenze.
Non solo perché chi fuggiva dall'orrore delle foibe era un italiano, cacciato dalla sua terra dalla dittatura di Tito. E non tanto per la diversità di trattamento che ricevettero allora, rispetto a quanto l'Italia assicura agli immigrati di oggi. La differenza, dice Salvini, sta soprattutto nel comportamento tenuto dai "migranti": "Non mi sembra che i profughi giuliani scippassero, stuprassero, aggredissero, pretendessero colazione, pranzo e cena e se non gli van bene le lasagne vogliono la bistecca".
Non ci sono spazi di mediazione. Gli immigrati di oggi sono "bombe umane" pronte a "colpire il futuro dei nostri figli". Parole dure, ma sicure, dette di fronte al memoriale per gli esuli istriano-dalmati di Bologna, imbrattato da anonimi solo qualche giorno fa.
Il messaggio del leader della Lega a Bologna e alla sua amministrazione è chiaro: "Questa città è in mano a balordi, una situazione da Unione Sovietica". Quel "comunismo" da cui scappavano gli esuli istriani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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