
Giorgia Meloni questa mattina si è presentata al Senato per le comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre e nel pomeriggio parlerà alla Camera dei deputati. Sui banchi dell'esecutivo, accanto alla presidente del Consiglio, il governo è quasi al completo, così come l'Aula. Il Consiglio europeo, ha esordito il premier, "ancora una volta arriva in un frangente internazionale estremamente complesso" e in questo contesto, l'Italia si presenta "forte di una stabilità politica rara nella storia repubblicana". Parole che sottolineano il traguardo recentemente raggiunto come terzo governo più longevo della storia, nel giorno del terzo anniversario dall'insediamento. Il premier ha sottolineato che gli "indicatori economici e finanziari solidi la rendono apprezzata dagli analisti e attrattiva per gli investitori".
Conflitto in Medioriente
Il presidente del Consiglio ha poi affrontato il tema dei conflitti in corso, sia quello in Medioriente che quello in Ucraina. Per il "piano in 20 punti sulla crisi mediorientale", ha sottolineato durante le comunicazioni, siamo "molto grati a tutti i mediatori per lo sforzo diplomatico, Egitto, Qatar e Turchia soprattutto al presidente degli Usa Donald Trump che ha dedicato energie straordinarie per raggiungere quello che è un suo indiscutibile successo". Per Gaza, ha voluto specificare Meloni, "l'Italia continua a svolgere un lavoro intenso che la pone al primo posto tra le nazioni occidentali ed è pronta a incrementare il suo sforzo", e da troppe parti, ha aggiunto, "soprattutto per interesse, si finge di non vederlo o si tenta di negarlo".
Lo sforzo italiano per Gaza è "unico tra le nazioni occidentali" e questo, ha spiegato il premier, "fa giustizia delle troppe polemiche e menzogne ascoltate in questi mesi". E si è detta orgogliosa di essere la rappresentante di una nazione "in cui la maggioranza dei cittadini sa ancora distinguere fra il cinismo sbandierato a favore di telecamere e la solidarietà vera e silenziosa". Parole che sembrano dirigersi verso quanti hanno usato la Flotilla per Gaza contro il governo, considerata una spedizione umanitaria ma con un carico di viveri infinitesimale rispetto a quanto fatto dall'Italia, e dagli altri Paesi, in termini di invio di viveri.
Nonostante l'impegno della comunità internazionale per fermare la guerra in Medioriente, le "violazioni" da parte di Hamas mostrano "ancora una volta chi sia il nemico dei palestinesi" e "abbiamo avuto prova della ferocia di questa organizzazione anche nei confronti dei palestinesi in una serie di esecuzioni sommarie" che l'Italia condanna. Hamas, ha scandito Meloni durante le comunicazioni, "deve accettare di non avere alcun ruolo e deve essere disarmato". E nell'ottica di raggiungere una pace giusta in Medioriente, "siamo pronti a fornire tutto il sostegno necessario all'Anp, anche sul piano della formazione dei quadri dirigenti affinché possa presto assumere piena responsabilità di governo all'interno di confini riconosciuti".
Siamo pronti, come Italia, a contribuire "con i nostri carabinieri, già da anni presenti a Gerico, per la formazione della polizia palestinese", ha aggiunto il premier, dando la disponibilità italiana anche a contribuire alla missione Ue per Rafah, anche aumentando il numero di militari: "Lo ribadirò di persona al Presidente Abbas con il quale mi sono data appuntamento a Roma per i primi giorni di novembre". E le nostre forze, ha proseguito Meloni, sono pronte "a contribuire attivamente al 'giorno dopo', anche partecipando - qualora le fosse richiesto - ai lavori del 'Board of Peace', l'organo di governo provvisorio per la Striscia".
Conflitto in Ucraina
Un importante passaggio del discorso di Meloni è stato incentrato sul conflitto in Ucraina, immancabile nelle ore in cui sembra sfumare l'incontro in Ungheria tra Usa e Russia, al quale anche l'Ucraina aveva dato disponibilità di essere presente. "La nostra posizione non cambia e non può cambiare davanti alle vittime civili alle immagini delle case sistematicamente bombardate dai russi sulla popolazione civile che resiste da oramai quattro anni", ha dichiarato il premier, aggiungendo che il sostegno italiano al popolo ucraino "rimane determinato nell'unico intento di arrivare alla pace, l'ho detto a Zelensky anche pochi giorni fa al telefono". Purtroppo, è la riflessione di Meloni, "poche settimane dopo l'incontro fra Donald Trump e Vladimir Putin, la Russia ha nuovamente gettato la maschera portando avanti tattiche dilatorie, ponendo condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace". Ed è proprio nell'ottica di un lavoro per raggiungere la pace giusta e di mantenerla, che l'Italia, ha scandito Meloni, "ha già chiarito che non prevede l'invio di soldati nel territorio ucraino" ma "ciascuna nazione contribuirà agli sforzi" del gruppo dei Volenterosi.
Nel corso del vertice dei prossimi giorni, uno dei temi sul tavolo dei leader europei sarà l'utilizzo degli asset russi per i quali, ha spiegato il premier, "riteniamo, e non siamo i soli, che sia necessario rispettare il diritto internazionale, il principio di legalità, tutelare la stabilità finanziaria e e garantire la sostenibilità di ogni passo che dovesse essere intrapreso". Ma spostando l'attenzione su più ampia scala, guardando alle implicazioni del conflitto in Ucraina sull'Unione europea, "il rafforzamento della difesa richiede soluzioni finanziarie ancora più ambiziose, chiediamo di aprire un dibattito per rendere permanente la flessibilità sul patto di stabilità e crescita" per supportare gli investimenti per la Difesa. L'Italia, ha ribadito Meloni nel suo discorso, "ha già cominciato il percorso di rafforzamento della sua Difesa, aderendo ai finanziamenti agevolati previsti da SAFE, Security Action for Europe, con l'assegnazione di 14,9 miliardi di euro, il che ci consente - come abbiamo annunciato e come dimostra la legge di bilancio - di rafforzare la nostra difesa senza distogliere un solo euro dalle altre priorità che il Governo si è dato".
Politiche europee sull'energia
Il presidente del Consiglio ha poi affrontato le tematiche interne all'Unione europea relative alle politiche di regolazione normativa, in particolare quelle sul Clima, per le quali Meloni ha scandito in Aula che "'Italia non potrà sostenere la proposta di revisione della legge clima europea a maggior ragione se non sarà sostanziata da un vero cambio di approccio". L'Italia, ha aggiunto, "sostiene e continuerà a sostenere un ambizioso percorso di riduzione delle emissioni ma riteniamo che il modo migliore per non raggiungere questo obiettivo sia continuare a rincorrere un approccio ideologico e pertanto irragionevole che pone obiettivi insostenibili e quindi irraggiungibili". Questi obiettivi, alla luce dell'attuale situazione, "rischiano di compromettere definitivamente la credibilità stessa dell'Unione europea". Quel che Meloni, a nome del Paese, chiederà in Ue, è "un intervento coraggioso alla Commissione europea per correggere un ampio numero di scelte azzardate compiute in passato con il Green Deal, che ora stanno mostrando tutti i loro limiti". Ed è proprio nell'ottica di non ripetere quelle scelte azzardate, che stanno conducendo l'Europa verso una inaudita crisi economica e sociale, che l'Italia "non è pronta a sostenere nuove iniziative controproducenti per inseguire gli interessi di bizzarre maggioranze in Europa".
Proprio a sottolineare che la posizione italiana portata avanti da Giorgia Meloni in Europa non è isolata, come si è spesso voluto far credere all'opinione pubblica per screditare questo esecutivo, nelle sue comunicazioni il premier ha dichiarato con il cancelliere tedesco Frederich Merz e altri 15 leader europei è stata inviata una lettera al presidente della Commissione Europa, Ursula von der Leyen, "per accelerare la semplificazione". Si tratta di una proposta in tre punti "tra i quali una revisione dell'attuale normativa, la cancellazione della regolamentazione non necessaria e il contenimento delle proposte legislative dove maggiore è l'efficacia dell'intervento europeo". Questo, ha ribadito il premier, "non è il momento di esitare ma il tempo di porre rimedio agli errori del passato". E quest'ottica è necessario ambiare il paradigma sull'alimentazione delle automobili, perché "non può esistere solo l'elettrificazione per il futuro dell'auto, e tantomeno per quello del trasporto pesante o dell'industria, a partire da quella dell'acciaio, del vetro e del cemento". È necessario essere aperti a tutte le soluzioni, "come anche i biocarburanti sostenibili, che possono contribuire alla decarbonizzazione e che devono essere consentiti anche dopo il 2035" e finalmente, anche grazie alle pressioni dell'Italia, "e alla nostra capacità di portare su queste posizioni altri importanti partner europei, registriamo una prima apertura da parte della presidente von der Leyen che, nella lettera sulla competitività inviata ai leader lunedì scorso, in previsione del Consiglio, fa esplicito riferimento a questa possibilità".
Casa e migrazione
Tra i temi che saranno trattati nel prossimo Consiglio europeo, c'è anche quello della casa, sul quale l'Italia sta lavorando da tempo su spinta del ministro Matteo Salvini. Il "piano casa" del governo si basa su "prezzi calmierati per le giovani coppie. La casa è per noi fondamentale". Abbiamo accolto con convinzione, ha detto il premier, "l'iniziativa di Fitto perché la casa sia uno dei principali beni finanziabili. Sarà essenziale che il Consiglio Ue fornisca indicazioni nel rispetto delle normative degli Stati membri". Ma sarà inevitabile anche parlare di migrazione durante il Consiglio europeo, trattandosi di un tema caldo che riguarda gran parte dei Paesi, che ora dopo anni di immobilismo vogliono trovare soluzioni concrete, percorribili e risolutive a un problema annoso. "L'Italia ha ribadito che si tratta di un tema che va affrontato con costanza: a quasi tre anni dal primo viaggio a Bruxelles, in cui avevo posto la migrazione come primo tema, dobbiamo constatare che molto è cambiato. L'Italia ha saputo portare idee nuove e innovative, come il piano Mattei per l'Africa. Sempre più le nazioni europee ci chiedono di condividere le nostre esperienze", ha spiegato Meloni, tratteggiando il percorso europeo nel contrasto all'immigrazione di questi tre anni, che l'Italia ha saputo caricarsi sulle spalle con le proposte portate dal presidente del Consiglio. Dopo tre anni, ha sottolineato, "continua l'azione decisa dell'Italia alla migrazione illegale di massa".
I negoziati su "proposte normative che consideriamo molto importanti avanzate dalla Commissione" proseguono proprio su impulso italiano e fra tutte, quella che sta avendo maggiori attenzioni è "l'adozione di una lista europea di Paesi di origine sicuri, come previsto dal nuovo Patto Migrazione e Asilo, e la revisione del quadro giuridico europeo in tema di rimpatri, per rendere le procedure più rapide ed efficaci". La proposta della Commissione, allo stato attuale, "contiene elementi positivi, che rispondono alle istanze italiane in materia, tra cui la definizione più ampia di Paese terzo di rimpatrio, che può includere un Paese terzo sicuro e un Paese con cui è in vigore un accordo". in questo modo, ha sottolineato, "verrebbe introdotto a livello Ue il presupposto giuridico per l'istituzione di centri di rimpatrio destinati alla permanenza (a breve o a lungo periodo) in Paesi terzi, di migranti irregolari in attesa del loro rimpatrio definitivo". Di questa lotta contro l'immigrazione illegale, ha spiegato ancora il premier, a trarne beneficio saranno anche e soprattutto "i quartieri periferici delle nostre città, le fasce più deboli della nostra popolazione, le nostre autorità di pubblica sicurezza che non vedranno più frustrati i loro sforzi, e gli stranieri regolari che scelgono di integrarsi nella nostra società".
Concludendo il suo intervento, il premier ha voluto sottolineare che a trarne beneficio saranno "tutti gli italiani, anche quelli che non sono d'accordo con il nostro approccio. Lo avevamo promesso e lo stiamo facendo".