
Non c'è nessun legame fra la coppia Berlusconi-Dell'Utri e Cosa nostra. Ora c'è pure il timbro della Cassazione su questa semplice verità e chissà che non vada finalmente in archivio il teorema forse più suggestivo e evanescente della storia giudiziaria italiana.
La notizia, anticipata dal Foglio, è che la Suprema corte ha detto no al ricorso della Procura generale di Palermo che chiedeva per l'ex senatore, nientemeno, la sorveglianza speciale e la confisca dei beni, i suoi e quelli dei suoi familiari.
Non se ne parla, spiega la Cassazione con un verdetto tranchant. Già la Corte d'appello di Palermo era stata netta: "Non è risultata a oggi mai processualmente provata alcuna attività di riciclaggio di Cosa nostra nelle imprese berlusconiane". Né all'inizio né in seguito.
La Suprema Corte conferma e chiude il procedimento. "Oggi - osserva il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani - si cancellano anni di menzogne e calunnie, mettiamo la parola fine a una storia vergognosa e rendiamo giustizia alla memoria di un grande italiano".
Esulta anche Deborah Bergamini, vicesegretario di FI: "Per decenni gli inflessibili alfieri del moralismo giudiziario si sono abbeverati e hanno costruito le loro carriere su palesi mistificazioni. Ora la Cassazione demolisce quell'insopportabile teorema mediatico- giudiziario costruito intorno alla figura di Silvio Berlusconi e che per un trentennio ha inquinato il nostro confronto pubblico".
"Si tratta - aggiunge Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di FI - di una pronuncia che conferma ciò che abbiamo sempre sostenuto e ribadito, dentro e fuori il Parlamento".
In effetti questo verdetto è in linea con quelli del tribunale e della Corte d'appello: se fosse una partita di calcio, si potrebbe affermare che il risultato finale è di tre a zero per la difesa. E però i presunti finanziamenti della Piovra hanno alimentato non solo i pm di Palermo ma libri, film, ricostruzioni documentarie e orientato perfino spezzoni del dibattito politico per anni. Si puntava il dito, sostenendo che la spinta al successo del Cavaliere fosse arrivata dai capitali dei boss. Anni e anni di investigazioni non hanno naturalmente mai portato a nulla. Anzi.
Allo stesso tempo è crollata la tesi, parallela, che Berlusconi avesse comprato a peso d'oro il silenzio del senatore Dell'Utri. Su questo versante, già il Tribunale di Palermo era stato esplicito, togliendo ogni possibilità di manovra allo squadrone dei complottisti: "Tale conclusione, oltre che estremamente semplicistica e indimostrata, si scontra con la successiva evoluzione dei rapporti fra i due e con il più volte rinnovato senso di amicizia e riconoscenza mostrata da Berlusconi nei confronti di Dell'Utri e posto alla base degli ingenti flussi in suo favore".
Insomma, già in primo grado i giudici non avevano avuto paura ad inquadrare alla voce amicizia quei bonifici milionari che legioni di anti berlusconiani interpretavano invece in tutt'altro modo: come la prova di un ricatto.
Per carità, nel grappolo dei procedimenti che vanno avanti da decenni resta la macchia della condanna di Dell'Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, ma oltre non si va. E il tentativo di appioppargli una misura di prevenzione uguale ad uno sfregio lascia solo macerie. E non rimane in piedi nulla di nulla riguardo all'ex Presidente del consiglio, al centro nel tempo di accuse incredibili, a cominciare da quella di essere una lavanderia dei soldi della mafia.
"La Cassazione - riassume Paolo Barelli, presidente dei deputati di FI - spazza via una volta per tutte il fango e le ombre infamanti gettati su Silvio Berlusconi".
In realtà a Firenze è ancora pendente un filone di inchiesta, aperto addirittura nel 1998, in cui si ipotizza addirittura che Berlusconi e Dell'Utri siano i mandanti esterni delle stragi di mafia del 93-94.
E a Caltanissetta Dell'Utri è ancora nel mirino per il massacro di via D'Amelio, sulla base di un movente assurdo: l'intervista di Borsellino ad una tv francese sui rapporti fra Berlusconi, Dell'Utri e Mangano. Insomma, una fiction giudiziaria.