
La perseveranza del sistema Italia, politico ed economico, sta riuscendo a raggiungere un risultato inimmaginabile fino a solo pochi anni fa: la messa in discussione del Green Deal europeo.
Negli ultimi mesi la Commissione Ue ha infatti fatto retromarcia su alcuni provvedimenti chiave delle politiche verdi europee arrivando all'annuncio di Ursula Von der Leyen di rivedere lo stop alle nuove auto a benzina e diesel dal 2025: "Ho deciso di accelerare la revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 per auto e furgoni, anticipandola entro la fine del 2025".
Già lo scorso maggio era stato reso più flessibile il calcolo delle sanzioni per i costruttori di automobili in ritardo sugli obiettivi di taglio delle emissioni al 2030 fissati al 55% per le nuove auto e al 50% per i veicoli leggeri. La novità più rilevante per l'Italia è però l'apertura ai biocarburanti con una rivalutazione del "ruolo dei carburanti a zero e basse emissioni, includendo e-fuel e biocarburanti avanzati" e dando centralità al principio della "neutralità tecnologica". L'iniziale esclusione dei biocarburanti aveva suscitato la contrarietà italiana perché si tratta di una tecnologia in cui l'Eni è all'avanguardia, da qui la battaglia politica del governo che ha dato i suoi frutti offrendo una concreta alternativa all'elettrico. Si tratta di una decisione destinata ad avere un impatto positivo per tutto il settore dell'automotive italiano a cominciare dalle Pmi che operano nell'indotto.
Altra novità rilevante è la "flessibilità" per raggiungere le zero emissioni nel 2050. La dichiarazione d'intenti europea per il 2035 prevede un intervallo di taglio tra il 66,25% e il 72,5% rispetto ai livelli del 1990. Per il 2040 l'iniziale proposta di Bruxelles prevedeva un calo del 90% di emissioni ma da Ursula Von der Leyen è arrivata l'apertura a introdurre clausole di flessibilità a patto "che sia compensato da riduzioni simili, economicamente vantaggiose e ad alta integrità, extra-Ue".
Non a caso il ministro delle Imprese Adolfo Urso esprime soddisfazione: "Finalmente la svolta in Europa che noi chiedevamo, prima da soli, poi con tanti altri da 3 anni. E quindi la possibilità di utilizzare anche i carburanti sostenibili, come certamente è il biocombustibile, dove le imprese italiane possono dire con forza di essere all'avanguardia".
La Lega invece chiede le dimissioni di Ursula Von der Leyen sostenendo che sul Green Deal "il danno è fatto" e che la "marcia indietro è tardiva. Il settore auto ha pagato un prezzo altissimo".
A conferma di questa tendenza di revisione delle politiche green, ieri il Parlamento europeo ha respinto la proposta della Commissione Ue per istituire un quadro di monitoraggio delle foreste del continente. Il dato politico è che sul voto si è spaccata la maggioranza Ursula con Ppe, Ecr e Patrioti che hanno votato uniti contro il testo rigettato con 370 voti. Il piano era stato presentato dall'esecutivo di Ursula von der Leyen nel 2023 per creare un sistema Ue integrato per valutare impatti di clima, biodiversità e gestione sostenibile delle foreste.
Il fatto che sia in atto un cambio di passo sulle politiche green è testimoniato anche dalla reazione dei socialisti europei: "Oggi il Ppe e i gruppi di estrema destra del Parlamento europeo hanno respinto un compromesso sulla legge sul monitoraggio delle foreste. Questo non è un caso isolato". Nella nota i socialisti aggiungono "il Ppe sta sistematicamente minando il Green deal Ue".
In realtà, come afferma
l'europarlamentare tedesco del Ppe Stefan Köhler: "abbiamo la chance di chiudere l'era Timmermans una volta per tutte". Una dichiarazione che, prima di essere un auspicio, è un obiettivo a cui l'Italia sta contribuendo attivamente.