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Corea del Sud, Parlamento destituisce il presidente Yoon
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I quattro assenti in quella foto

La foto di gruppo del governo Draghi dice tanto, ma non tutto. Mancano i quattro protagonisti della svolta che ha permesso al presidente Mattarella di portare la nave in porto.

I quattro assenti in quella foto

La foto di gruppo del governo Draghi dice tanto, ma non tutto. Mancano i quattro protagonisti della svolta che ha permesso al presidente Mattarella di portare la nave in porto. Questo governo è stato infatti fortemente voluto da quattro politici che ieri sono rimasti dietro le quinte, e mi riferisco a Silvio Berlusconi, che per primo l'ha cercato, a Matteo Renzi, che con le sue acrobazie l'ha innescato, a Matteo Salvini, che in extremis l'ha agevolato, e a Beppe Grillo, che con pratiche spericolate ha disinnescato la mina Cinque Stelle pronta ad esplodere.

Il paradosso è che nessuno dei quattro leader è stato adeguatamente ricompensato. Non Forza Italia, che non ha un ministro con portafoglio (capacità di spesa autonoma), non Renzi, che perde un ministro rispetto al governo precedente, non la Lega, tagliata fuori dai ministeri che governano le sue battaglie, in fondo neppure i Cinque Stelle, che vedono fortemente ridimensionata nella forma e nella sostanza la loro squadra di governo. Escludiamo che i signori di cui sopra siano degli sprovveduti, più probabilmente parliamo di politici che vedono al di là del loro naso e hanno investito sul futuro dei loro partiti togliendoli dal pantano nel quale, per motivi diversi, si erano arenati.

Misurare con il bilancino il nuovo governo - sarà più di destra o di sinistra? - è un esercizio inutile perché più semplicemente questo sarà il governo Draghi, a prescindere dalla squadra. Il mandato di questa anomala maggioranza è ovviamente risolvere i problemi che Conte ha accumulato, ma il suo orizzonte politico è preparare l'elezione del nuovo Capo dello Stato, primavera 2022, e le prossime elezioni politiche, che dovrebbero avvenire di lì a poco.

Al netto di legittime recriminazioni degli esclusi e dello scetticismo su alcuni nomi, spaccare il capello in quattro lascia dunque il tempo che trova. E, semmai, più che storcere il naso per alcune caselle decise da Draghi meglio sarebbe tirare un sospiro di sollievo per esserci liberati di ministri inadeguati e pericolosi, Bonafede (Giustizia) e Azzolina (Scuola) in primis che, per nostra fortuna, raggiungono Toninelli nella galleria delle meteore grilline.

Proviamo, dopo

tanto tempo, a volare alto. Se i fatti poi ci riporteranno a terra ne prenderemo atto. Ma, fino ad allora, preferiamo credere che l'Italia possa rialzarsi prima e meglio di quanto era immaginabile solo qualche settimana fa.

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