È un terreno sul quale la politica si scontra periodicamente: le regole che stabiliscono come diventare cittadini italiani. Ius soli o ius sanguinis? Cinque anni o dieci, come ora? Manica larga, perché si tratta (in teoria) di persone che lavorano e sono integrate nel nostro tessuto sociale ed economico, oppure rigore per evitare insediamenti indesiderati di chi crede che il nostro Paese sia ancora un' «Italia da bere»? Mentre i parlamentari si scannano sulle norme, la pratica è molto più drammatica. I trucchi per ottenere la cittadinanza sono molti.
C'è chi entra in Italia con un permesso di lavoro temporaneo (nelle campagne, nel turismo, come colf) ma non lavora mai, e a quel punto si dà alla clandestinità per poi affidarsi all'arte di arrangiarsi. Ci sono le badanti che riescono a farsi impalmare dall'anziano che devono assistere con l'obiettivo di ereditarne il patrimonio, magari ottenendo a tempo debito la separazione e con essa la casa coniugale e un ricco assegno di mantenimento. E c'è chi deve pagare avvocati privi di scrupoli perché diano un'accelerata a pratiche che la burocrazia italica lascia dormire per anni. Il mercato sommerso della cittadinanza è l'ultima vergogna dell'emergenza immigrazione nel nostro Paese. Scappatoie di ogni tipo consentono di acquisire il diritto di circolare liberamente nell'Unione europea. Il peggio è che queste pratiche illegali si alimentano con la lentezza (e forse la complicità) della pubblica amministrazione.
Ormai l'Italia concede la cittadinanza in tempi rapidi soltanto a chi paga: o lecitamente, perché fa un ricorso al Tar (che costa sui 1.500 euro), oppure illecitamente, perché il richiedente si rivolge ad avvocati ammanicati nelle questure o addirittura al Viminale. In questo caso si paga meno e quasi sempre in nero.
Ancora una volta il moltiplicarsi delle leggi e l'incapacità di applicarle favoriscono le pratiche illegali.
Il buonismo imperante spesso impedisce di denunciare irregolarità e connivenze. E la gestione corretta del fenomeno migratorio, soprattutto in anni di emergenza come quelli che stiamo attraversando, è resa impossibile dal suo uso ideologico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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