Immigrati in rivolta a Palermo: sequestrati operatori del Cara

Decine di immigrati minorenni protestano per le condizioni di vita all'interno del centro di accoglienza: per risolvere la situazione è stato necessario l'intervento delle forze dell'ordine

Immigrati in rivolta a Palermo: sequestrati operatori del Cara

Un ennesimo episodio di cronaca che conferma - casomai ce ne fosse il bisogno - la gravità della crisi dei migranti in Italia, specialmente per quanto riguarda la seconda accoglienza.

A Palermo, questa mattina i cinquantaquattro migranti (tutti minorenni) ospitati nella struttura di accoglienza "Araba Fenice" hanno dato il via a una vera e propria rivolta lamentandosi per il mancato pagamento della diaria e per i servizi a loro dire non idonei: i profughi si sono lamentati in particolari per la scarsità delle docce e del cibo e per la mancanza di medicinali.

Ma non è tutto. I rivoltosi, racconta l'edizione palermitana de La Repubblica, si sono barricati all'interno della struttura, impendendo agli educatori di uscirne. Per risolvere la spinosa situazione sono dovuti intervenire gli uomini della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri in tenuta antisommossa.

La struttura accoglie giovanissimi africani, provenienti soprattutto dal Gambia, dalla Nigeria e dalla Costa d'Avorio. "Non ci danno cibo oppure ci portano la carne di maiale - denunciano gli occupanti del centro ai microfoni di Palermo Today - Ma noi siamo musulmani e non possiamo mangiarne. Ci negano anche acqua, vestiti e scarpe. Dormiamo in quattro per ogni stanza, alcuni bagni sono in condizioni pessime, armadi e letti sono distrutti. A questo si aggiunge il trattamento a noi riservato: chiediamo l’intervento di medici e ci rispondono sempre ‘domani’, chiediamo paracetamolo e creme ma non ci vengono date. Raccontate all’esterno come viviamo“

A sentire chi lavora nel centro, però, le cose stanno diversamente: "Si comportano così - spiega uno dei volontari, Leo Ricciardi - solo perché sanno di poterselo permettere. Arrivano qui fomentati dalle loro stesse famiglie, che gli fanno credere di potere avere di tutto, denaro e diritti.

Per questo gli dicono di spaccare e bruciare tutto. E se oggi gli diamo un dito, per quello che possiamo, domani pretenderanno la mano. Mi sono sentito dire anche ‘sei un nostro schiavo’, e questa la considero una sconfitta del sistema".

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