Un impresario funebre a Bergamo: "Il lavoro di un anno in un mese solo"

L'uomo sottolinea che, come medici e infermieri, anche la sua categoria non viene sottoposta al tampone

Un impresario funebre a Bergamo: "Il lavoro di un anno in un mese solo"

Nel mese di marzo ha lavorato come di solito fa in un anno. Antonio Ricciardi è un impresario funebre del bergamasco e racconta la sua esperienza professionale e umana vista da una delle zone più colpite dal coronavirus. L’uomo è anche presidente della categoria onoranze funebri di un’associazione orobica.

A marzo mi sono occupato di 1.100 funerali, il lavoro di un anno in un mese solo”, racconta Ricciardi, il quale avrebbe preferito i cento clienti mensili. E poi sottolinea che, come medici e infermieri, anche la sua categoria non viene sottoposta al tampone. Eppure gli operatori si recano in ospedale e a casa dei malati.

L’emergenza

Secondo l’impresario, ci vorrà ancora tempo per uscire da questa epidemia. Però precisa che negli ultimi giorni i decessi sono diminuiti da 50 a 10. Sono morte tantissime persone e Ricciardi tenta di dare una spiegazione. “Sono mancati i protocolli di sicurezza negli ospedali - spiega - e non sono state chiuse le zone rosse dove anche noi notavamo da tempo dei problemi. Non c'è stato il coraggio di fare come a Codogno”. L’uomo dice che molti sono deceduti in ospedale e alcuni nella loro abitazione, in modo improvviso o “perché preferiscono finire in pace. Morti anomale o immotivate non ne ho viste”.

Il mestiere

Ricciardi racconta alla Stampa come il suo sia un mestiere di famiglia, dal bisnonno in giù. Una professione rivalutata con l’emergenza Covid-19. In questo periodo ha ricevuto tante manifestazioni di affetto e grazie a questi gesti riesce ad andare avanti nella sua attività. “Nonostante un collega morto, alcuni malati gravi ancora in attesa di tampone e una decina a casa - prosegue l’uomo -. Senza contare i colleghi che hanno chiuso bottega per morte, malattia o trasferimento in un ospedale tedesco”.

L’impresario ha assunto dei giovani per il trasporto delle salme nei forni crematori fuori provincia. Ma i ragazzi hanno lasciato e a tal proposito Antonio precisa che si tratta di un lavoro non adatto a tutti, dove servono allo stesso tempo freddezza e sensibilità.

Ricciardi deve fare i conti anche con la paura di rimanere contagiato e di non mettere in

pericolo la sua famiglia. Per ovviare a questo situazione, si è procurato un brandina per dormire in ufficio e ha comprato un forno microonde. Sua moglie gli lascia il cibo fuori dalla porta e lui la saluta quando va a trovarla.

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