Coronavirus

L'appello degli infermieri: "Fase 2? Si muore ancora"

Gli infermieri chiedono aiuto allo Stato centrale: "Qui le mascherine non arrivano". E il sindacato di categoria: "I sanitari continuano ad infettarsi"

L'appello degli infermieri: "Fase 2? Si muore ancora"

È il giorno in cui il numero cento fa capolino tra gli elenchi dei caduti. Sono quei medici in prima linea che hanno perso la vita nel contrastare il coronavirus. Poi ci sono gli infermieri. Ne sono morti una trentina da quando l’epidemia è sbarcata in Italia. La primavera e le belle giornate accompagnano i feretri nell’ultimo miglio. Ma la sensazione tra la popolazione è che le cose stanno andando meglio. Che l'emergenza sia finita.

Sbagliano. Tutto, putroppo, è ancora da vedere. Tutto è ancora in bilico. Tutto deve ancora essere sperimentato dalla scienza. Tra gli esperti gira una voce, continua e troppo spesso ignorata: "L’allarme cesserà quando sarà pronto un vaccino". Punto. "Altro che fase 2, al Nord permane il caos organizzativo", rispondono allarmati gli infermieri. Le mascherine Ffp3 sono introvabili, le Ffp2 scarseggiano. E i sanitari continuano a infettarsi.

Queste preoccupazioni vengono rilanciate dal sindacato Nursing Up all’Adnkronos. Ha tenuto una riunione di coordinamento in conference call con le strutture regionali e sovraterritoriali del Nord Italia, per verificare la situazione organizzativa nelle Asl più colpite dal Covid-19. "L’incontro - spiega il sindacato - si è reso necessario a causa delle continue segnalazioni che ci sono giunte da parte dei colleghi che operano in trincea, nonostante le molteplici rassicurazioni di fonte politica degli ultimi giorni".

Gli infermieri, in prima linea sul territorio, a fronte di timidi miglioramenti, continuano a segnalare che accadono ancora fatti gravi. Dal confronto emergono in maniera preponderante una serie di problematiche irrisolte che con estrema difficoltà le delegazioni locali stanno affrontando in queste ore. Tra le più spinose - denuncia il sindacato - si segnalano che in tutte le regioni interessate sono praticamente introvabili le mascherine Ffp2, quelle che garantiscono una idonea protezione contro la cosiddetta aerosolizzazione. Mentre le Ffp3, che comunque non garantiscono gli stessi livelli di protezione contro il rischio di infezione, vengono erogate con il contagocce.

Lungo il fronte nord dell’epidemia c’è chi rischia di schiattare. E non è una bella cosa. "Dalla riunione delle delegazioni territoriali, informa Nursing Up, è emersa una realtà variegata e schizoide, caratterizzata da proclami di fonte politica che accreditano come risolti, problemi organizzativo-gestionali dell’emergenza che, alla prova dei fatti, non sono stati affatto risolti".

Per questo - è l’appello - tornano a chiedere, ancora una volta, che le istituzioni centrali si impegnino con gli organismi rappresentativi delle professioni sanitarie, affinché vengano poste e rispettate delle regole che trovino concreta applicazione nella pratica organizzativo-gestionale quotidiana degli enti sanitari. Altro che fase 2. Se si continua così non ci arriveranno mai a vedere cosa si nasconde dietro la fine dell’emergenza.

"È necessario consentire agli operatori sanitari - sottolinea il presidente Nursing Up Antonio De Palma - di operare in reale sicurezza". Lo Stato garantisca la salute dei suoi uomini. La meticolosa e puntuale applicazione dei precetti che riguardano la sicurezza nei luoghi di lavoro da parte di tutte le aziende sanitarie locali, indipendentemente dal territorio dove le stesse si trovano. "Non è più tollerabile questo pericoloso balletto di comportamenti organizzativi". Qua non si scherza.

O ci si protegge dal virus, oppure si muore.

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