"Io, influencer italiana delusa, vi svelo la frode di Instagram"

Un anno fa Sara Melotti, giovane fotografa e influencer, ha denunciato i retroscena fraudolenti di Instagram. A un anno di distanza però, sembra che si sia cominciato a giocare più sporco di prima. Ma cosa vuol dire giocare sporco? Abbiamo parlato con Sara per saperne di più

"Io, influencer italiana delusa, vi svelo la frode di Instagram"

Instagram ha creato un mostro, questo era il titolo dell'articolo con cui Sara Melotti, giovane fotografa e influencer, ha denunciato i retroscena fraudolenti del noto social network nell'aprile 2017.

L'articolo, pubblicato sul suo blog Behind the quest si chiudeva con queste parole: "Ora hai tutte le informazioni che ho io. Puoi usarle per vincere il gioco e unirti alla “instagram-mafia” o puoi unirti a una rivoluzione pacifica, continuando a fare le cose in maniera etica, sapendo che il sistema è marcio e corrotto, cercando di riportare Instagram a quello che era alle origini, un mezzo per condividere storie, creatività, vita”. A un anno di distanza però, scrive oggi la fotografa in un nuovo articolo, sembra che la maggior parte delle persone abbia deciso di cominciare a giocare più sporco di prima.

Ma cosa vuol dire 'giocare sporco'? Abbiamo parlato con Sara per saperne di più.

Influencer, fotografa, blogger ma chi è davvero Sara Melotti?
Spiegare cosa faccio sta diventando un problema da descrivere: tecnicamente sono una fotografa ma da quando ho il blog e uso Instagram molta gente ha cominciato a leggere quello che scrivo e quindi sono un po' una scrittrice con una macchina fotografica. Mi definisco un'artista per farla più semplice.

Per tre anni a New York ho lavorato come fotografa di moda, ma ho realizzato che con quel lavoro stavo facendo del male alle donne creando uno standard di bellezza irreale. Non volevo più farne parte e per fare ammenda ho creato il progetto A quest for beauty: ho voluto fotografare donne in vari paesi e chiedere loro cosa fosse per loro la bellezza. Durante questo progetto ho capito che volevo viaggiare e ho cominciato a lavorare facendo promozione per agenzie di viaggi e solo ultimamente per alcune ONG, strada che vorrei proseguire.

Prima Instagram era un diario di backstage della mia vita newyorchese, in questa transizione invece ho iniziato a usarlo strategicamente, anche sulla base di alcuni suggerimenti ricevuti da degli influencer conosciuti in America. Ma di nuovo, dopo sei mesi passati a giocare sporco mi sono resa conto che stavo facendo del male.

Cosa intendi per giocare sporco? E come facevi del male?
All'epoca usavo Instagress, un programma automatizzato che metteva like e commenti al posto mio in modo che la gente vedesse il mio nome e andasse a vedere il mio profilo. Poi c'erano i comment pod, chat di gruppo i cui partecipanti si accordano per commentare i reciproci post, io ne avevo un paio. Già così sentivo che stava diventando troppo, soprattutto quando a un certo punto mi sono ritrovata a passare un'ora al giorno a mettere like a fotografie orribili, di cui non mi interessava.

Ho capito che andando avanti così si sarebbe creata una situazione in cui si deve aumentare sempre più la strategia, fino al punto in cui se un artista dotato non è dentro i giri giusti non sarà mai visto da nessuno e sarà sovrastato da quelli che imbrogliano.

Ormai è solo una questione di numeri. Instagram all'inizio era una community, c'era gente con cui interagire, con cui fare amicizia. Ci si supportava davvero fra artisti, fra creativi. Al tempo il feed scorreva in ordine cronologico e quindi tutte le foto erano egualmente visibili.

Ora con questo algoritmo, che premia i contenuti che ricevono molti like e commenti nei primi 30 minuti dalla pubblicazione, e con le opzioni di monetizzazione ha perso l'anima creativa ed è diventato uno strumento di marketing digitale.

Prima che tu lo denunciassi non erano noti questi trucchi?
Si sapeva tra di noi, chi fa parte di quel mondo. Chi era fuori è caduto dalle nuvole. Ho ricevuto centinaia di messaggi di gente schifata e ferita che si è sfogata dicendo che Instagram li faceva sentire male. Ancora oggi ricevo messaggi di persone scioccate, quindi a livello di massa ancora non si sa.

Oggi i numeri sono i nuovi dei. Quando guardi il profilo di una persona istintivamente guardi prima al numero di follower che al suo lavoro. Quando le persone non ricevono questa gratificazione numerica allora si sentono da meno, non si sentono realizzati e la loro autostima ne risente. Molte delle persone di cui parlo sono artisti o fotografi, ma anche le persone normali si fanno ingannare dalla possibilità di diventare influencer e non ricevendo le attenzioni sperate non si sentono abbastanza.

Nonostante tu sia rimasta delusa, usi ancora Instagram?
Si ma non troppo: dico di no al 95% di quello che mi viene proposto, per una scelta mia. So che per lavoro devo continuare a usarlo, serve, indipendentemente dal mio portfolio, ma credo che fino a quando è in mano a Facebook, c'è l'algoritmo e funziona come uno strumento di monetizzazione sarà difficile tornare indietro.
Ormai ci siamo spinti troppo oltre e i tempi d'oro sono alle nostre spalle. Ora come ora Instagram è pieno di frodi, di veri e propri truffatori. Perchè se ricevi un pagamento per raggiungere un determinato pubblico e poi questo pubblico è fasullo, allora stai facendo una truffa.

Molti dei trucchi usati per accrescere i follower in maniera fraudolenta sono esplicitamente vietati nelle guidelines di Instagram e trovo difficile che Instagram sia all'oscuro di tutto, eppure non fa niente, il che mi fa pensare che siano loro in primis a guadagnarci. Non vedo come si possa tornare indietro se non facendo qualcosa a livello legislativo.

Cosa vuol dire che Instagram è piena di truffatori? Puoi farci qualche esempio?
Già i comment pod sono un fenomeno molto grave. Nell'industria spesso si prendono alla leggera, considerandoli un supportarsi a vicenda. Ma quando c'è di mezzo il lavoro, quando qualcuno ti assume per fare promozione e tu non sei assolutamente in grado di assicuragli un ritorno, è un imbroglio bello e buono.

Telegram è un po' il fulcro di queste chat, così come di quelle del mercato nero, dove puoi acquistare un account con già 80.000 follower, il verification mark di Instagram, follower fasulli o altro ancora. Molti di questi gruppi sono segreti ma ce ne sono anche aperti a cui chiunque ha accesso. Si pagano soldi veri o a volte con i bitcoin e per le nuove generazioni questo tipo di operazioni è la norma ormai.

Ci sono anche moltissimi corsi su come diventare influencer, tenuti da persone che non hanno assolutamente un seguito organico e che vengono a raccontarti che puoi accrescere i tuoi follower con dei buoni contenuti, mentre sanno perfettamente che ormai non è più così. Mi hanno anche segnalato, anche se io ne so poco, che ci sono molte truffe organizzate da gruppi di account che promettono un premio a chi comincia a seguirli, ma in realtà questo premio non esiste.

Oltre a tutto questo ci sono poi gli aka bots che mettono like al posto tuo assicurandoti una crescita lampo. Addirittura c'è un un gruppo di engagement automatizzato, Fuelgram, che mette insieme bot e comment pod: in cambio di un pagamento il sistema si occuperà di mettere commenti e like dal tuo profilo a quello degli altri iscritti e viceversa, e l'ultima novità è che puoi anche scriverti da solo i commenti che vorresti ricevere!

Come mai hai scelto di denunciare questo sistema? Qual è il tuo appello?
Gli artisti dovrebbero ribellarsi. Gli artisti possono davvero salvare il mondo, io credo moltissimo nel loro... nel nostro potenziale. Anche la gente normale è schifata e scioccata da tutto questo, lo vedo da tutti i messaggi che ricevo. Artisti e gente comune dovrebbero mettersi insieme per dire “adesso basta” e i truffatori dovrebbero farsi un minimo esame di coscienza, anche se lo ritengo improbabile. Ma soprattutto è necessario agire con delle regolamentazioni, deve entrare in gioco chi ha l'autorità per fare qualcosa: Instagram in primis e poi la legge. Siamo in un'era in cui con i social si ha un potenziale tremendo in mano. Puoi raggiungere il mondo dalla tua camera e puoi mostrare il tuo lavoro a tutti.

Insomma siamo finalmente riusciti a sbarazzarci dei gatekeeper, degli editori che decidevano cosa mostrare al mondo e cosa no, c'è stato un momento in cui il cielo era il limite, e ora invece gli algoritmi sono diventati i nuovi gatekeeper. Solo che questi sono molto più pericolosi, perché non sono umani. Non hanno gusto, non hanno coscienza, non hanno senso di giustizia o di verità. Sono tempi bui per gli artisti.

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